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Sudafrica: G20, adottata dichiarazione malgrado boicottaggio Usa
Johannesburg, 24 nov. – Il vertice dei leader del Group of Twenty (G20), svoltosi a Johannesburg il 22 e 23 novembre sotto la presidenza sudafricana, si è concluso con l’adozione di una dichiarazione che invita a rafforzare il multilateralismo e a promuovere una governance globale più equa, nonostante il boicottaggio degli Stati Uniti. Lo ha reso noto il ministero sudafricano delle Relazioni internazionali e Cooperazione, confermando la piena approvazione del documento da parte dei membri presenti.
La dichiarazione finale, intitolata “G20 South Africa Summit: Leaders’ Declaration” e composta da 122 paragrafi, affronta in modo esteso le principali sfide economiche e geopolitiche del momento. Il ministro delle Relazioni internazionali, Ronald Lamola, ha definito il testo “un risultato progressivo che rivoluzionerà il modo in cui il Sud globale partecipa e opera nell’economia mondiale”, sottolineando che la presidenza africana del foro ha voluto imprimere un’impronta orientata all’inclusione e alla riforma delle istituzioni globali.
Secondo quanto riportato nel documento pubblicato sul sito del G20, i leader hanno riconosciuto l’urgenza di sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’affrontare gli effetti dell’instabilità alimentare, del cambiamento climatico e dell’aumento del debito. La dichiarazione richiama la necessità di rafforzare la sicurezza alimentare globale, sostenere le filiere agricole locali più esposte e migliorare la resilienza agli shock dei prezzi, considerati una delle vulnerabilità più acute per numerosi Paesi del Sud del mondo. Sul fronte finanziario, il vertice conferma l’impegno a migliorare i meccanismi internazionali di gestione del debito e a promuovere un approccio più equo verso i Paesi a basso e medio reddito, riconoscendo che molte economie emergenti affrontano livelli di indebitamento che limitano investimenti pubblici essenziali.
Ampio spazio è dedicato anche alla transizione energetica. Nella dichiarazione ufficiale, i membri del G20 ribadiscono la necessità di aumentare i finanziamenti per le energie rinnovabili e per una “giusta transizione”, con particolare attenzione alle economie più esposte agli effetti della crisi climatica. Il vertice riconosce inoltre il ruolo centrale dell’Africa nelle future catene del valore dell’energia pulita, riaffermando l’importanza di sostenere investimenti in infrastrutture verdi e tecnologie a basse emissioni.
La presidenza sudafricana ha messo al centro anche il tema della riforma delle istituzioni multilaterali, sostenendo che la governance globale deve riflettere meglio la composizione del mondo contemporaneo e garantire una rappresentanza più adeguata al Sud globale. La dichiarazione finale insiste sulla necessità di rafforzare il multilateralismo in un contesto segnato da crescenti tensioni geopolitiche, affermando che “il mondo affronta sfide complesse che richiedono risposte collettive e coordinate”.
Gli Stati Uniti, che avevano annunciato di non partecipare al vertice, hanno reso noto che non riconosceranno alcun documento presentato come consenso del G20 senza il loro esplicito assenso. Secondo la South African G20 sous-sherpa Xolisa Mabhongo — il vice-rappresentante del presidente incaricato di coordinare i lavori tecnici del vertice — Washington aveva inviato una comunicazione ufficiale chiedendo che le conclusioni fossero ridotte a un semplice “chair’s statement”, vale a dire un documento redatto esclusivamente dal Paese che presiede il summit quando non esiste un consenso unanime tra i membri e che, a differenza di una dichiarazione finale, non riflette una posizione collettiva del G20. Il portavoce del ministero sudafricano, Chrispin Phiri, ha replicato che l’assenza degli Stati Uniti “non conferisce loro alcun potere sulle conclusioni del G20”, aggiungendo che Pretoria “non si farà intimidire” e che la “coercizione per assenza” non può essere riconosciuta come strumento negoziale.
Nel corso della conferenza stampa finale, il portavoce della presidenza sudafricana, Vincent Magwenya, ha dichiarato che “il semplice fatto che abbiamo una dichiarazione concordata dimostra che il mondo abbraccia il multilateralismo, la cooperazione e la collaborazione”, mentre Lamola ha definito l’esito del vertice come una conferma del ruolo crescente del continente africano nelle dinamiche globali.
Secondo l’esperto Frank Lekaba della Wits School of Governance, citato dall'agenzia di stampa Xinhua, l’adozione della dichiarazione rappresenta “una vittoria per l’Africa” e “ribadisce la centralità del G20 e della presidenza sudafricana”. Il Sudafrica, primo Paese del continente a guidare il gruppo, ha assunto la presidenza il 1° dicembre 2024.
La tensione diplomatica tra Pretoria e Washington si è riaccesa anche in vista del passaggio di consegne della presidenza del G20, previsto per il 1° dicembre 2025, quando gli Stati Uniti dovrebbero assumere la guida del foro. La Casa Bianca ha comunicato che alla cerimonia interverrà solo un inviato, ma Magwenya ha dichiarato che il presidente Cyril Ramaphosa “non consegnerà la presidenza a un funzionario di basso livello”, giudicando la scelta americana “una violazione del protocollo”. Lamola ha aggiunto che gli Stati Uniti dovranno ritirare la presidenza “direttamente dagli uffici del ministero”, affermando che “nessuno ruberà la scena: il continente africano ha dimostrato la propria centralità”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: Zaurrini, il Piano Mattei è una strategia concreta
Roma, 12 nov. – “All’inizio tutti ci eravamo immaginati il Piano Mattei come un programma che desse soldi per lavorare con l’Africa, in stile cooperazione ma pensato per i privati. Invece non è così”. Con queste parole Massimo Zaurrini, direttore responsabile di InfoAfrica e Africa e Affari, ha aperto ieri a Milano l'incontro “Piano Mattei: istruzioni per l'uso” dedicato a fare il punto su due anni dell'iniziativa italiana. “Oggi - ha spiegato - il piano non è un semplice strumento di finanziamento, ma un ecosistema, una strategia che crea le condizioni perché imprese, istituzioni e governi possano lavorare insieme con il continente africano”.
Zaurrini ha sottolineato come il progetto, ancora in costruzione, abbia però già prodotto risultati concreti: “È cambiata la narrazione dell’Africa in Italia. Dodici anni fa, quando iniziavamo a parlarne, venivano due persone ai nostri eventi. Oggi abbiamo sale piene con centinaia di iscrizioni”. Un segnale, per il giornalista, che il Piano Mattei ha riportato il continente al centro del dibattito economico e politico nazionale.
In origine, ha ricordato Zaurrini, l’iniziativa era legata alla retorica dell’“aiutiamoli a casa loro”, vista come risposta ai flussi migratori. “Oggi, invece, il tema immigrazione è quasi scomparso dai discorsi ufficiali – ha osservato -. L’approccio si è spostato sulla cooperazione economica, sugli investimenti e sulle competenze”.
Per il direttore di Africa e Affari, la vera novità è che il Piano Mattei “ha restituito all’Italia una politica estera”. Dopo decenni di assenza, il Paese torna a giocare un ruolo riconosciuto anche fuori dall’Europa. “La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è diventata un ponte tra Nord e Sud del mondo, interlocutrice tanto per Bruxelles quanto per i governi africani”, ha detto Zaurrini.
Il confronto con il Global Gateway dell’Unione Europea, dotato di 150 miliardi di euro sulla carta, è inevitabile. “Nonostante la differenza di fondi - ha osservato -, il Piano Mattei si è mosso più rapidamente e ha già superato la fase teorica. Alcune risorse europee stanno addirittura transitando attraverso i suoi canali operativi”.
Zaurrini ha concluso sottolineando che “da scatola vuota il Piano Mattei sta diventando una strategia concreta, con 14 Paesi coinvolti e una rete di strumenti finanziari - da Sace a Simest, da Cdp alla cooperazione - che lavora in sinergia. Non è perfetto, ma è il primo vero tentativo, dopo trent’anni, di costruire una politica estera italiana coerente verso l’Africa”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: i custodi del patrimonio a Roma grazie a Snp e Iccrom
Roma, 04 nov. – “Non si può separare il tangibile dall’intangibile”: è in questa frase, pronunciata da Munyaradzi Manyanga, preside della Robert Mugabe School of Heritage presso la Great Zimbabwe University di Masvingo, la chiave di lettura della nuova strategia africana per il patrimonio, al centro del simposio conclusivo del progetto Whaps - World Heritage in Africa, Fostering practitioners for nomination: processes and strategies, tenutosi ieri nella prestigiosa sede di Palazzo Poli, a Roma.
Un concetto ribadito alla rivista Africa, a margine del simposio, anche da Thomas Thondhlana, titolare della cattedra Unesco in Patrimonio culturale africano presso la stessa Great Zimbabwe University: “In Africa, un albero ha un'anima. Un fiume, un bosco, sono le dimore degli spiriti. Bisogna guardare al patrimonio nella sua totalità, non a compartimenti”.
Questo approccio filosofico, che supera la netta divisione occidentale tra “cultura” e "natura”, è diventato il cuore del programma Whaps, promosso dalla Scuola Nazionale del Patrimonio, il braccio formativo del ministero della Cultura, e dall’Iccrom, il Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Come ha spiegato lo stesso Manyanga, i manager moderni devono “sfruttare il fatto che le comunità diano valore all’intangibile per gestire efficacemente il tangibile”. Secondo il preside della Robert Mugabe School of Heritage, infatti la cooperazione deve smettere di basarsi sull'idea di un continente “che ha bisogno di elemosina” e iniziare a valorizzare i “modi tradizionali di interpretazione” in un’ottica “decolonizzata”. A fargli eco è Pascall Taruvinga, capo del dipartimento di Antropologia presso la Rhodes University di Makhanda in Sudafrica, che ha posto l'accento sull'obiettivo finale: il “benessere” delle comunità locali, che devono poter “raccogliere piante medicinali” o “compiere una cerimonia” nei siti.
È proprio questa nuova filosofia che ha animato l’intera iniziativa. Per un anno, 30 professionisti africani non hanno solo studiato i dossier tecnici dell'Unesco, ma hanno analizzato i propri sistemi di gestione. Come spiegato dalle referenti del progetto, il focus è stato proprio sui “processi” e su “come le comunità beneficiano del patrimonio”, facendo emergere modelli di governance sociale unici, che rappresentano il vero cuore della tutela in Africa.
Il modello spirituale: dove il “tabù” è legge
In molti siti africani, la conservazione non è affidata a guardie armate, ma all'autorità spirituale. È il caso delle Foreste sacre dei Kaya Mijikenda in Kenya, un sito già Patrimonio Unesco presentato da Julius Shoboi Mwahunga. Qui la gestione è affidata a un consiglio di “anziani Kaya”. Sono loro che, attraverso “codici di etica” e “tabù" tradizionali (come il divieto di taglio o di caccia), applicano un sistema di conservazione integrato che protegge la biodiversità. Un modello simile protegge il Bosco Sacro di Osun-Osogbo in Nigeria, dove le leggi spirituali Yoruba salvaguardano una delle ultime foreste primarie del sud del Paese.
Il modello matriarcale: l’eredità delle donne
Forse il caso più emblematico di patrimonio sociale è quello del villaggio per la produzione del sale di Kibiro, in Uganda, per cui la ricercatrice del Museo Nazionale di Kampala Eunice Ngangeyu sta curando il dossier di candidatura alla lista Unesco. Qui, da più di 900 anni, la produzione di sale con complesse tecniche indigene è un’attività gestita quasi esclusivamente da donne. Il vero “sistema di gestione” è sociale: la proprietà stessa dei “giardini di sale” viene tramandata per linea femminile, da madre a figlia o da zia a nipote. Ed è questo sistema matriarcale che garantisce la continuità di un sapere secolare, oggi minacciato dall'abbandono delle nuove generazioni, che ritengono il lavoro troppo “noioso” (tedious) e poco in linea con gli interessi contemporanei.
Il modello artigiano: il “saper fare” come tutela
In contesti dove il patrimonio è fisicamente vulnerabile, la tutela coincide con la trasmissione del “saper fare”. Ne è un esempio lo Ksar di Ait-Ben-Haddou in Marocco, il celebre villaggio fortificato in terra cruda. Come spiegato dal curatore Omar Idtnaine , la gestione si basa su un “modello partecipativo” che ha al centro i “mâalems” (mastri costruttori). Sono questi artigiani locali che, tramandando le “tecniche di costruzione tradizionali in terra” ai giovani, assicurano la manutenzione del sito - spesso prima della stagione delle piogge - e creano un’economia locale che resiste alla pressione del turismo di massa.
Il modello testimoniale: la memoria come gestione
Infine, ci sono siti dove il patrimonio non è la pietra, ma la memoria immateriale che essa custodisce. È il caso di Robben Island in Sudafrica, la prigione simbolo dell’apartheid. Come illustrato da Quahnita Samie, membro del consiglio del Museo, la gestione del sito e della sua “narrazione” non è lasciata solo agli storici, ma esiste un “Comitato consultivo degli ex-prigionieri politici (Epps)” partecipa attivamente per “migliorare la narrazione e l'interpretazione”, garantendo l’autenticità della memoria. La sfida, ora, è il passaggio generazionale, affidato a “programmi educativi” e “tecnologie digitali”.
Questi modelli, e molti altri emersi a Roma, non sono folklore. Come ha sottolineato Munyaradzi Manyanga, sono in realtà la vera “infrastruttura” sociale su cui l’Africa sta costruendo il futuro del suo patrimonio. Il progetto Whaps ha avuto il merito di riconoscerli, riunirli in una rete e dare loro gli strumenti per formalizzare questi processi e renderli più forti di fronte alle sfide globali. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Sudafrica: a Città del Capo la riunione G20 su ambiente e clima
Johannesburg, 14 ott. – È in corso a Città del Capo il terzo e ultimo incontro del Gruppo di lavoro del G20 su ambiente e sostenibilità climatica (Ecswg), che riunisce le delegazioni dei Paesi membri per discutere le priorità ambientali globali in vista del vertice dei leader previsto per il prossimo mese. I lavori tecnici, iniziati ieri, proseguiranno fino a mercoledì, mentre la riunione ministeriale si terrà da giovedì 16 a venerdì 17 ottobre.
Aprendo i lavori, il ministro sudafricano delle Foreste, della Pesca e dell’Ambiente, Dion George, ha dichiarato che le discussioni di questa settimana getteranno le basi per l’adozione della Dichiarazione ministeriale dell’Ecswg, che prenderà il nome di “Dichiarazione di Città del Capo”. Il documento rappresenterà il primo risultato ambientale del G20 elaborato sul suolo africano e fungerà, ha detto il ministro, da “modello di cooperazione pratica, basato su dati concreti e orientato ai risultati”.
Secondo George, la dichiarazione si articolerà intorno a tre impegni principali: accelerare l’attuazione degli accordi internazionali esistenti; rafforzare la cooperazione tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo attraverso strumenti finanziari, tecnologici e di formazione; e consolidare la trasparenza e la responsabilità in tutte le aree d’azione ambientale.
Nel corso della settimana, i delegati esamineranno sei aree prioritarie: biodiversità e conservazione; degrado del suolo, desertificazione, siccità e sostenibilità idrica; gestione dei prodotti chimici e dei rifiuti; cambiamenti climatici; qualità dell’aria; oceani e coste. Gli esiti di questi lavori confluiranno nella riunione ministeriale dell’Ecswg e, successivamente, nel vertice dei capi di Stato e di governo del G20.
Tuttavia, l’unità dei partecipanti è stata messa alla prova dalle dichiarazioni della capo delegazione statunitense, Usha-Maria Turner, che ha annunciato l’opposizione di Washington ai riferimenti, contenuti nella bozza della dichiarazione, all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Turner ha affermato che tali questioni “non dovrebbero rientrare nelle responsabilità delle organizzazioni internazionali né del G20”.
La posizione degli Stati Uniti, che segue la linea già adottata durante l’amministrazione Trump nel respingere formalmente l’Agenda 2030 e gli SDGs, ha introdotto un elemento di tensione che potrebbe ostacolare il raggiungimento del consenso pieno sulla Dichiarazione di Città del Capo, concepita per allineare la cooperazione ambientale del G20 ai principali quadri di sviluppo globale. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Sudan: accordo AfDB e Oim per ricostruzione
Khartoum, 13 ott. – La Banca africana di sviluppo (AfDB) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) hanno firmato un accordo di finanziamento da 62 milioni di dollari per sostenere la ricostruzione delle infrastrutture sociali e il ripristino dei servizi di base nelle aree del Sudan colpite dal conflitto. Il progetto, denominato Sudan Integrated Social Sector Infrastructure Rehabilitation Project (issirp), prevede la riabilitazione di 20 strutture sanitarie, 20 istituti di formazione professionale e 60 sistemi idrici e di servizi igienico-sanitari in quattro Stati: Al Jazira, River Nile, Sennar e White Nile.
L’iniziativa mira inoltre a rafforzare le competenze locali attraverso la formazione di 1.000 funzionari tecnici governativi e 6.000 membri delle comunità, metà dei quali donne, in gestione delle strutture e manutenzione. Il programma includerà anche la creazione di un sistema informativo sul mercato del lavoro per migliorare l’occupabilità dei giovani e beneficerà direttamente circa 2,15 milioni di sudanesi.
La firma è avvenuta a Nairobi, in Kenya, e rappresenta un passo significativo nella cooperazione tra AfDB e Oim per favorire la ripresa e la resilienza del Sudan in un contesto di forte instabilità, secondo alcuni osservatori. “Questo progetto è una linfa vitale per le comunità sudanesi”, ha dichiarato Mary Monyau, direttrice della AfDB per il Sudan. “Riflette l’impegno costante della Banca nel sostenere la ripresa, la resilienza e la dignità umana, dimostrando quanto la collaborazione possa produrre risultati concreti nei contesti fragili”.
Da parte sua, Mohamed Refaat, capo missione dell’Oim a Port Sudan, ha espresso soddisfazione per l’intesa: “Siamo orgogliosi di collaborare con la Banca a questo progetto e di avviare attività di formazione che offriranno nuove opportunità ai giovani sudanesi”.
Il Sissirp si inserisce nella Strategia decennale 2024-2033 della AfDB, incentrata sullo sviluppo del capitale umano e sulla costruzione di economie resilienti, e contribuisce direttamente a diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) delle Nazioni Unite, tra cui salute, istruzione, acqua pulita, lavoro dignitoso e crescita economica. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Benin: autismo, insieme le famiglie sono più forti
Cotonou, 08 apr. – Il Benin prosegue il suo impegno a favore dell'inclusione sociale e della protezione delle persone con disabilità, in particolare dei bambini autistici, e lancia nuove iniziative proprio in questo senso. In occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, il 2 aprile scorso, il ministero degli Affari sociali e della microfinanza beninese ha organizzato un workshop, a Cotonou, dedicato alla capitalizzazione a medio termine del progetto pilota, una giornata che ha permesso di fare il punto sulle azioni realizzate dall'inizio del progetto e di definire gli orientamenti futuri per raggiungerne gli obiettivi.
L'evento ha riunito i beneficiari, la Federazione delle associazioni delle persone disabili del Benin, le parti interessate coinvolte nel progetto e diverse organizzazioni non governative. Nel corso dei dibattiti, la vicepresidente dell'Associazione dei genitori di bambini autistici ha espresso la sua gratitudine al governo beninese per l'iniziativa e il finanziamento completo del progetto: dalle testimonianze raccolte al termine del workshop è emersa una generale soddisfazione per le politiche di inclusione beninesi, e diversi genitori che hanno condiviso con emozione i progressi ottenuti dai loro figli grazie a questa iniziativa.
Il ministero beninese, durante l'evento, ha sottolineato il miglioramento dell'accesso all'assistenza medica e alle consulenze, il supporto personalizzato ai bambini nel loro percorso scolastico e familiare e l'organizzazione di momenti di scambio tra genitori, insegnanti e professionisti dell'autismo, momenti di condivisione importanti per le famiglie di persone con disabilità.
Da diversi anni il Benin ha adottato una politica attiva volta a ridurre le disuguaglianze e a promuovere l'inclusione delle persone con disabilità: questa si è concretizzata con una legge ad hoc a protezione e alla promozione dei diritti delle persone con disabilità e con l'adozione di decreti e ordinanze che facilitano l'applicazione di tale legislazione. È stata inoltre annunciata la graduale istituzione di una rete di scambio di informazioni per rafforzare la comunicazione tra i genitori di bambini autistici e gli altri soggetti interessati. Il progetto pilota per l'assistenza integrata ai bambini autistici, lanciato a Cotonou e Abomey-Calavi, si basa su cinque assi strategici e mira a mobilitare una sinergia degli operatori attorno al bambino, rivolgendosi a professionisti della salute e dell'istruzione, famiglie e comunità. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Nigeria: sicurezza alimentare e istruzione, fondi per 3 progetti
Abuja, 03 apr. – La Banca mondiale ha approvato tre operazioni in Nigeria, per un totale di 1,08 miliardi di dollari in finanziamenti agevolati, per migliorare la qualità dell'istruzione, contribuire alla resilienza delle famiglie e delle comunità e per migliorare la sicurezza alimentare dei gruppi svantaggiati. Più in particolare - riferisce la stessa istituzione - ci saranno 500 milioni di dollari di finanziamenti aggiuntivi per il programma “Nigeria: Community Action for Resilience and Economic Stimulus (Ng-Cares)”, 80 milioni di dollari per “Accelerating Nutrition Results in Nigeria” (Anrin 2.0) e 500 milioni di dollari per “Hope for Quality Basic Education for All” (Hope-Edu).
Il programma Ng-Cares sostiene il governo nigeriano nell’espansione dell’accesso al sostentamento, ai servizi di sicurezza alimentare e alle sovvenzioni per le famiglie e le comunità povere e vulnerabili. Il finanziamento per Anrin mira ad aumentare l’utilizzo di servizi nutrizionali di qualità ed economici per le donne incinte e le madri che allattano, le ragazze adolescenti e i bambini sotto i cinque anni in aree selezionate. Il nuovo finanziamento per Hope-Edu si concentrerà sul miglioramento dell’apprendimento di base, sull'accesso all'istruzione di base e sul rafforzamento dei sistemi educativi negli Stati partecipanti.
Progettato inizialmente per rispondere alla pandemia di Covid-19, l'operazione Ng-Cares ha raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari diretti e si è evoluta in una piattaforma di risposta agli shock che fornisce interventi multisettoriali per i poveri e le persone vulnerabili.
Anrin 2.0 offre un approccio multisettoriale basato su dati concreti per combattere la malnutrizione e l'insicurezza alimentare, concentrandosi sulla salute materna e infantile, sui servizi nutrizionali integrati e sulla sicurezza alimentare delle famiglie.
Hope-Edu fa parte di una serie di tre operazioni correlate, insieme a Hope-Governance e Hope-Primary Health Care. È in linea con gli obiettivi e le strategie del programma di istruzione di base universale del paese. Il programma dovrebbe andare a diretto beneficio di 29 milioni di bambini iscritti alle scuole elementari pubbliche, 500.000 insegnanti delle scuole elementari pubbliche e più di 65.000 scuole elementari pubbliche e dei loro comitati di gestione scolastica.
“Investire nel capitale umano è fondamentale per la Nigeria, poiché offre la migliore opportunità per sbloccare l'enorme potenziale del Paese” ha detto Ndiamé Diop, direttore nazionale della Banca Mondiale per la Nigeria. “Questa nuova serie di programmi - ha aggiunto - aiuterà la Nigeria ad accelerare la qualità dell'istruzione e il sostegno ai cittadini vulnerabili”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: Rusconi (Aics), impegnati in regione Sahel e del Corno
Roma, 31 mar. – Le iniziative della cooperazione italiana in Africa "promuovono il rafforzamento delle autorità e della società civile locali, la creazione di reddito e la sostenibilità a medio-lungo termine, con particolare attenzione alle donne, ai giovani, agli sfollati interni e alle comunità ospitanti, in un’ottica di prevenzione e mitigazione di nuovi conflitti e dispute".
Lo ha detto il direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Marco Riccardo Rusconi, intervenendo durante l'ultima edizione della manifestazione "Dialoghi sull'Africa", che si è conclusa ieri a Milano. In una nota diffusa per divulgare il suo intervento, l'agenzia ha fornito dettagli su alcune azioni italiane nelle regioni africane considerate strategiche.
Nel Sahel, Aics sta mettendo in atto, tra gli altri, il progetto Idees Jeunes, "che offre supporto tecnico e finanziario per la creazione di microimprese e l’introduzione di unità di trasformazione agroalimentare", focalizzato "sull’inclusività". Un altro progetto considerato significativo in Niger è "l'Iniziativa Agroecologica, che migliora la sicurezza alimentare e i redditi delle comunità nelle regioni di Tahoua e Agadez, promuovendo tecniche sostenibili che rispondono alle sfide climatiche e supportano la filiera delle pelli e del cuoio, con benefici diretti per donne e giovani".
In Burkina Faso, l’iniziativa Sustlives, finanziata dall’Ue, e implementata in collaborazione con il Ciheam di Bari, "promuove la sostenibilità agricola e la resilienza nelle zone rurali, favorendo la biodiversità e creando opportunità economiche per le donne e i giovani". Nelle aree periurbane di Ouagadougou, il progetto Cravo sostiene, secondo i suoi promotori, "sistemi agroalimentari sostenibili, migliorando la gestione delle risorse naturali e contribuendo alla sicurezza alimentare".
Anche nel Corno d’Africa, la Cooperazione italiana è presente con progetti che spaziano dalla nutrizione alla promozione dell’imprenditoria femminile.
In Sudan, il progetto “Nutri-Sud” si concentra sulla sicurezza nutrizionale, mirando a ridurre la malnutrizione infantile e materna. Il programma, che include trasferimenti alimentari e attività educative, coinvolge attivamente la società civile locale per cambiare i comportamenti alimentari e migliorare la dieta delle donne in gravidanza e dei bambini sotto i cinque anni.
In Etiopia, l’iniziativa Women Entrepeunership Development Program "ha avuto un impatto significativo, creando la prima linea di credito in Africa dedicata alle donne imprenditrici. Il programma ha formato oltre 43.710 donne nella gestione d’impresa e ha offerto prestiti a più di 29.800 imprenditrici. Inoltre, attraverso il progetto Creative Hub di Addis Abeba, sta promuovendo l’imprenditorialità giovanile".
In Sud Sudan, infine, l'iniziativa denominata Rafforzamento della risposta umanitaria in Sud Sudan mira a ridurre la morbilità e mortalità, garantendo accesso a servizi sanitari equi e inclusivi, con particolare attenzione a donne, bambini e persone vulnerabili, in uno sforzo per la stabilizzazione del Paese. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: aumenta velocemente il diabete nella zona subsahariana
Johannesburg, 19 mar. – La diffusione del diabete di tipo 2 sta aumentando molto più rapidamente tra le persone dell'Africa subsahariana di quanto si pensasse in precedenza. Lo evidenzia uno studio, pubblicato questo mese sulla rivista medica The Lancet Global Health.
Il diabete di tipo 2 è emerso come una delle principali minacce per i sistemi sanitari e i mezzi di sussistenza nell'Africa subsahariana, con una prevalenza in aumento da 4 milioni di casi nel 1980 a 23,6 milioni di casi nel 2021, segnando un aumento del 490%.
Senza interventi efficaci, si prevede che la prevalenza del diabete di tipo 2 raddoppierà a 54,9 milioni entro il 2045.1 Tuttavia, il diabete di tipo 2 non colpisce tutte le popolazioni dell'Africa subsahariana in modo uguale, con studi basati sulla popolazione che mostrano ampie variazioni geografiche e urbane-rurali nella prevalenza, con stime che vanno dall'1,4% nell'Uganda rurale nell'Africa orientale al 17,9% nel Senegal urbano nell'Africa occidentale. Inoltre, la prevalenza del diabete di tipo 2 varia anche in base all'età, con la prevalenza più elevata negli individui economicamente attivi di età pari o superiore a 40 anni. In uno studio trasversale multinazionale dall'Africa subsahariana Africa, la prevalenza del diabete di tipo 2 negli individui di età compresa tra 40 e 60 anni era del 5,5%.
Monitorando oltre 33.000 partecipanti in Sudafrica, Kenya, Ghana e Burkina Faso per sette anni, i ricercatori hanno scoperto che le cattive abitudini alimentari, la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, l'obesità e l'inattività fisica sono le principali cause del diabete in Africa. Il dottor Raylton Chikwati, coautore dello studio presso l'Università di Witwatersrand in Sudafrica, ha affermato che un altro fattore di rischio è vivere o trasferirsi nelle periferie delle città, o "aree periurbane". L'aumento dell'uso di alimenti trasformati nelle aree periurbane è un problema.
Gli esperti hanno sottolineato che gli africani dovrebbero sottoporsi al test della glicemia e cercare una cura quando viene diagnosticato il diabete, una patologia in cui l'organismo ha difficoltà a trasformare il cibo in energia a causa di una quantità insufficiente di insulina. Senza insulina, lo zucchero rimane nel sangue anziché entrare nelle cellule, provocando alti livelli di zucchero nel sangue. Le complicazioni a lungo termine includono malattie cardiache, insufficienza renale, cecità e amputazioni. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: Piano Mattei, progetto formazione professioni sanitarie
Roma, 27 feb. – L'università privata Unicamillus, con sede a Roma, ha ospitato ieri la presentazione di un progetto di formazione in Somalia, Camerun ed Etiopia, con cui intende trasferire competenze mediche in collaborazione con le Università di Chieti-Pescara e di Foggia.
Lo ha riferito una nota dell'ateneo romano, precisando che all'evento di ieri sono intervenuti anche la ministra della Salute somala, Maryan Mohamed Hussein, il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale italiano, Antonio Tajani e il ministro della Salute italiano, Orazio Schillaci.
Il progetto, denominato Integrated Transcultural Educational Synergy in Health Sciences (Iteshs) è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Pnrr. Attraverso il programma Iteshs, si prevede che UniCamillus e l'Università di Mogadiscio avvieranno un corso di laurea magistrale in fisioterapia con un periodo di mobilità internazionale di studenti e docenti somali che a Roma svolgeranno attività laboratoriali e seminariali.
Il programma prevede anche un corso post lauream in ortopedia e traumatologia, rivolto a medici somali già impiegati nei tre principali ospedali di Mogadiscio, con formazioni personalizzate in base alle esigenze di cura locali. Attività per potenziare la ricerca e la didattica sono state pianificate dall’Università degli Studi di Chieti-Pescara e da quella di Addis Abeba, con la condivisione di una piattaforma digitale online per il potenziamento cognitivo e i serious games, con studenti italiani ed etiopi che lavoreranno insieme.
Sarà organizzata inoltre una formazione rivolta a studenti e docenti sulla ricerca in psicologia, mentre l’Università degli Studi di Foggia e l’Hanseatic Institute of Technology and Applied Sciences (Hitas) del Camerun dovrebbero collaborare a un percorso accademico internazionale sulle competenze infermieristiche.
Tre gli obiettivi principali del progetto: rafforzare le competenze sanitarie, attraverso la creazione di corsi di laurea; promuovere programmi di mobilità internazionale, incentivando lo scambio di esperienze e conoscenze tra studenti e corpo docente; sviluppare infrastrutture e tecnologie locali, quali laboratori ortopedici e aule informatiche, per supportare la formazione sul territorio.
“I progetti legati alla salute e alla ricerca nell’ambito del Piano Mattei sono fondamentali per favorire la crescita del continente africano e ottenere risultati concreti" ha detto il ministro degli Esteri Tajani.
“Iniziative come questa ci consentono di formare professionisti più qualificati, migliorare l’accessibilità all’assistenza sanitaria, e, in definitiva, migliorare il benessere del nostro popolo" ha detto la ministra somala Maryan Mohamed Hussein. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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