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Africa: transizione verde, impegno della Bei da 60 mln
Roma, 28 apr. – La Banca europea per gli investimenti (Bei) sta accelerando l'uso di tecnologie verdi in Africa e Asia con un impegno di 60 milioni di dollari per la società di private equity LeapFrog Investments (LeapFrog). L'impegno della Bei, braccio finanziario dell'Unione Europea, riguarda una strategia di investimento per il clima di LeapFrog, che ha ottenuto anche il sostegno della International Finance Corporation (Ifc) del Gruppo Banca Mondiale, della società di investimento globale Temasek con sede a Singapore e della Swiss Development Finance Institution (Sifem).
LeapFrog mira a stanziare 500 milioni di dollari nell'ambito della sua strategia di investimento per il clima per diffondere strumenti e tecnologie verdi a disposizione dei consumatori in Africa e Asia. Grazie a questa iniziativa, milioni di persone dovrebbero avere accesso a trasporti, energia, cibo e alloggi migliori e più ecologici.
I consumatori dell'Asia meridionale, del Sud-est asiatico e dell'Africa sono responsabili del 25% delle emissioni globali di gas serra, una percentuale destinata a salire fino al 73% entro il 2030 senza una transizione verde.
Un investimento iniziale nell'ambito della strategia di investimento climatico di LeapFrog sostiene Battery Smart, il più grande fornitore indiano di batterie come servizio per veicoli a due e tre ruote, offrendo ai ciclisti una mobilità a basse emissioni di carbonio. Altri settori di interesse includono l'energia solare sui tetti e la cucina pulita.
"I quattro miliardi di consumatori nei mercati emergenti rappresentano metà dell'umanità: hanno tutto il diritto di crescere, ma senza strumenti e tecnologie verdi, le loro emissioni totali supereranno il bilancio mondiale del carbonio. È proprio qui che si trovano le maggiori opportunità: investire per sostenere una transizione generazionale per la maggior parte dei consumatori e dei produttori globali. Siamo grati del supporto dei nostri partner di lunga data Bei, IFfc e Temasek nel raggiungimento di questa missione", ha dichiarato il Dott. Andy Kuper, Ceo e fondatore di LeapFrog Investments. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Ghana: mille borse di studio per i giovani Ecowas
Accra, 24 apr. – Il presidente del Ghana, John Dramani Mahama, ha annunciato che il Paese offrirà mille borse di studio agli studenti universitari provenienti da tutta la sottoregione della Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale (Ecowas), nell'ambito degli sforzi volti a rafforzare i legami regionali attraverso l'istruzione e la condivisione di esperienze.
Lo riportano i giornali ghanesi, che citano un discorso di Mahama durante le celebrazioni per il 50esimo anniversario dell'Ecowas: "Per celebrare questo momento e rafforzare i legami regionali, il Ghana offre mille borse di studio a studenti universitari provenienti da tutta la sottoregione dell'Ecowas per studiare nelle nostre università".
Secondo Mahama, l'iniziativa rappresenta un passo concreto verso la costruzione dell'unità tra i giovani dell'Africa occidentale: "Questo non è solo un gesto. È un ponte verso un futuro in cui i nostri giovani cresceranno vedendosi non come stranieri, ma come partner". Mahama ha sottolineato che la diplomazia non dovrebbe limitarsi alla risoluzione delle controversie, ma deve anche includere la creazione di condizioni per la pace, l'inclusione e il progresso, ragion per cui ha auspicato maggiori investimenti nei giovani e nell'istruzione come mezzo per rafforzare i legami regionali.
"Il nostro impegno per l'integrazione attraverso la diplomazia deve estendersi agli ambiti economico, sociale e culturale. Che si tratti di armonizzare i negoziati commerciali o di promuovere la cooperazione in materia di istruzione e sanità, i nostri strumenti diplomatici devono sempre essere al servizio del nostro popolo", ha detto Mahama, spiegando che il programma di borse di studio sarà implementato in collaborazione con le università pubbliche del Ghana e coordinato dal ministero degli Affari esteri e dell'integrazione regionale. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa:RES4Africa e E4Impact insieme per imprenditoria e energia
Roma, 17 apr. – La Renewable Energy Solutions for Africa Foundation (RES4Africa) e la E4Impact Foundation hanno firmato un Memorandum d'intesa (MoU) per rafforzare la collaborazione nel promuovere iniziative imprenditoriali e programmi di formazione nel settore energetico africano. L’intesa - specificano le due realtà in una nota congiunta -, punta a favorire l’elettrificazione sostenibile e il trasferimento di competenze in tutto il continente, con un orizzonte di collaborazione triennale.
La partnership strategica unisce le competenze tecniche di RES4Africa, attiva nella promozione delle energie rinnovabili e nello sviluppo di policy inclusive, con la solida presenza territoriale di E4Impact, impegnata da anni nel supporto alle start-up africane e nella costruzione di partenariati tra imprese locali e internazionali.
L’accordo prevede il lancio di attività congiunte di formazione tecnica e manageriale – tra cui workshop, programmi di capacity building e master Mba specializzati – oltre a iniziative di incubazione e accelerazione per start-up e giovani imprenditori. Le due organizzazioni collaboreranno inoltre all’organizzazione di eventi e progetti innovativi, con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema dell’energia green in Africa.
"La transizione verso un futuro energetico sostenibile in Africa richiede non solo infrastrutture, ma anche una nuova generazione di professionisti in grado di guidare il cambiamento", ha dichiarato Roberto Vigotti, segretario generale di RES4Africa. "Questa partnership con E4Impact ci permetterà di coniugare know-how tecnico e sviluppo imprenditoriale per formare i leader della transizione verde".
Soddisfazione anche da parte di Mario Molteni, Ceo di E4Impact Foundation: "Siamo entusiasti di unire le nostre forze con RES4Africa. Grazie alla nostra presenza in 21 Paesi africani, possiamo ampliare l’impatto delle attività a favore di uno sviluppo sostenibile basato su innovazione, formazione e cooperazione internazionale". [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Mauritania: al via piano Salute con l'Unione europea
Nouakchott, 16 apr. – Il ministero della Salute della Mauritania ha firmato Carta della Salute 2025-2027 con il capo della delegazione dell'Unione Europea in Mauritania, Joaquin Tasovilla Longa.
Questa carta si basa su quattro pilastri: accelerare la riduzione della mortalità materna e infantile, combattere le malattie, rafforzare la sicurezza sanitaria e rispondere alle emergenze, migliorare la governance e la copertura sanitaria universale.
Secondo una nota informativa pubblicata dal ministero della Salute sulla sua pagina Facebook, il patto mira a "implementare e valutare gli interventi sanitari, rafforzare il coordinamento della mobilitazione e la distribuzione delle risorse secondo le priorità nazionali".
Il ministro della Salute mauritano, Abdallahi Sidi Mohamed Wedih, ha affermato che la carta "rappresenta la visione del presidente mauritano Mohamed Ould Cheikh Ghazouani e i suoi sforzi per fare della salute un pilastro essenziale della giustizia sociale e di una vita dignitosa".
Il ministro ha sottolineato "l'importanza di impegnarsi ad attuare le disposizioni della Carta e di garantirne un monitoraggio e una valutazione regolari". [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Madagascar: al via piano per favorire inclusione digitale
Antananarivo, 15 apr. – Il governo del Madagascar ha avviato un’iniziativa per distribuire dispositivi digitali, tra cui smartphone, alla popolazione, con l’obiettivo di promuovere l’inclusione digitale ed economica. Il progetto rientra nel quadro del Progetto di connettività digitale ed energetica per l’inclusione a Madagascar (Decim), sostenuto da un finanziamento di 24 milioni di dollari.
Secondo quanto annunciato, il programma prevede la distribuzione di 664.000 terminali digitali connessi, di cui 400.000 saranno destinati prioritariamente a donne e ragazze, per ridurre le disuguaglianze di genere nell’accesso alle tecnologie. Il governo intende istituire anche uno sportello dedicato alla “vendita di terminali digitali con accesso a Internet”, con sovvenzioni mirate, linee di credito per distributori e istituti finanziari, e attenzione particolare alle zone più isolate del Paese. È prevista anche la promozione del mobile money come strumento di inclusione finanziaria.
L’iniziativa si inserisce negli obiettivi delineati nel Piano strategico quinquennale del digitale 2023-2028, con cui l’esecutivo mira a trasformare il Madagascar in un attore rilevante dell’economia digitale africana, puntando su telecomunicazioni, servizi di e-government e inclusione digitale. Tra le ambizioni figura un aumento della quota del digitale nel prodotto interno lordo: dal 1,5% registrato nel 2019 al 6% entro il 2028.
Tuttavia, come sottolineato dall’Associazione mondiale degli operatori mobili (Gsma), l’accesso a uno smartphone non garantisce necessariamente l’utilizzo effettivo di Internet, anche in presenza di copertura. Secondo il State of Mobile Internet Connectivity Report 2024, molti utenti desiderano incrementare l’uso della rete ma si scontrano con ostacoli legati alla sicurezza, al costo della connettività e alla qualità del servizio. Anche la percezione della scarsa utilità dei contenuti online rappresenta un freno.
La Gsma evidenzia inoltre che il costo di un telefono compatibile con Internet, pur inferiore ai 100 dollari, rimane proibitivo per ampie fasce della popolazione malgascia. Con un reddito nazionale lordo pro capite stimato dalla Banca Mondiale in 510 dollari (dati 2023), un dispositivo del genere può rappresentare fino al 20% del reddito annuo individuale.
Attualmente, secondo l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Uit), circa l’80% della popolazione del Madagascar – stimata in 31,2 milioni di abitanti – non utilizza Internet. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: associati a morte, avvoltoi tutelano la vita
Roma, 14 apr. – Spesso associati alla morte, gli avvoltoi svolgono in realtà un ruolo cruciale nella salute degli ecosistemi. È quanto sottolinea un recente rapporto dell’organizzazione BirdLife International, secondo il quale queste specie sarebbero responsabili di benefici ambientali valutati in 1,8 miliardi di dollari l’anno nell’Africa meridionale. Lo studio, condotto in Botswana, Zambia e Zimbabwe, arriva in un momento critico per la sopravvivenza di questi grandi uccelli necrofagi. Sei delle undici specie di avvoltoio presenti nel continente africano sono oggi classificate come in pericolo o in pericolo critico secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). In alcune aree, le popolazioni sono crollate fino al 90%.
Gli avvoltoi svolgono funzioni vitali per l’ambiente: rimuovono carcasse in decomposizione in poche ore, riducendo il rischio di diffusione di malattie e limitando la proliferazione di animali infestanti come ratti e cani randagi. Grazie al loro potentissimo acido gastrico, riescono a neutralizzare agenti patogeni letali per altri animali, come l’antrace e il botulismo. A tal proposito Africanwes ricorda, riportando lo studio, che oltre 50 ippopotami sono morti per sospetta intossicazione da antrace in una riserva della Repubblica Democratica del Congo.
Gli avvoltoi africani, però, sono sempre più minacciati da avvelenamenti – sia intenzionali, ad esempio da parte di bracconieri, sia accidentali – e da collisioni con linee elettriche. Inoltre, vengono uccisi per ragioni legate a credenze tradizionali: alcune parti del loro corpo, soprattutto la testa, sono utilizzate in pozioni e talismani per predire il futuro, poiché l’istinto infallibile con cui trovano le carcasse viene interpretato come potere divinatorio.
Il centro di riabilitazione Vulpro in Sudafrica, che cura e reinserisce in natura avvoltoi feriti o malati, ha finora rilasciato circa 700 esemplari, più altri 100 provenienti da programmi di allevamento in cattività. “Dal punto di vista medico, veterinario e finanziario, gli avvoltoi sono essenziali per l’ambiente”, ha dichiarato Alistair Sinclair, direttore generale di Vulpro citato da Africanews. Un loro eventuale declino comporterebbe danni sanitari e economici considerevoli, a partire da un possibile blocco all’export di carne in caso di aumento di malattie zoonotiche come l’afta epizootica, ha sottolineato.
Conservationisti come Kerri Wolter, responsabile di Vulpro, e Fadzai Matsvimbo, coordinatrice della prevenzione dell’estinzione per BirdLife, auspicano che il nuovo report aiuti a cambiare la percezione pubblica di questi animali, anche perché – sottolineano – Hollywood li ha troppo spesso rappresentati in modo sinistro e negativo. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Sud Sudan: tagli aiuti Usa, otto morti per colera
Juba, 10 apr. – Otto persone, tra cui cinque bambini, sono morte in Sud Sudan a causa del colera dopo che i tagli agli aiuti statunitensi hanno portato alla chiusura di strutture sanitarie locali lasciando la popolazione senza assistenza. Lo ha reso noto l'organizzazione benefica Save the Children in una nota rilanciata dall'agenzia di stampa Reuters. I decessi, avvenuti il mese scorso, sono tra i primi ad essere attribuiti direttamente ai tagli imposti dall'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva motivato la sua decisione con la necessità di allineare le sovvenzioni al suo programma "America First".
"Ci dovrebbe essere un'indignazione morale a livello mondiale per il fatto che le decisioni prese da persone potenti in altri Paesi abbiano portato alla morte di bambini nel giro di poche settimane", ha dichiarato Christopher Nyamandi, direttore nazionale di Save the Children in Sud Sudan.
Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di non avere informazioni sui decessi riportati da Save the Children. Un portavoce ha affermato che molti programmi del governo statunitense che forniscono aiuti salvavita in Sud Sudan sono rimasti attivi, ma che il sostegno ai servizi medici è stato utilizzato anche per arricchire i leader del Paese. "Finché i programmi di emergenza per salvare vite umane continueranno, non chiederemo, in coscienza, ai contribuenti americani di fornire un'assistenza che di fatto sovvenzioni il comportamento irresponsabile e corrotto dei leader politici del Sud Sudan", ha affermato il portavoce.
Save the Children ha supportato 27 strutture sanitarie nello Stato di Jonglei, nel Sudan del Sud orientale, fino all'inizio di quest'anno, quando i tagli degli Stati Uniti hanno costretto sette alla chiusura completa e altre 20 alla chiusura parziale.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, da ottobre sono stati registrati più di 22.000 casi di colera, con centinaia di morti. Oltre un terzo dei circa 12 milioni di abitanti del Sud Sudan sono sfollati a causa di conflitti o calamità naturali, e le Nazioni Unite avvertono che il paese potrebbe essere sull'orlo di una nuova guerra civile. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Inaet: Onu, “la transizione sarà giusta solo se anche di genere”
Nairobi, 09 apr. – "Non basta parlare di transizione. Serve parlare di just transition. E una transizione non è giusta se esclude il 51% della popolazione". Con queste parole, Mehjabeen Alarakhia, Women’s Economic Empowerment Policy Specialist e Deputy Regional Director Oic per l’Africa Orientale e Meridionale di UN Women, ha aperto il panel "Empowering Change: What Women Bring to the Table", durante la seconda giornata della conferenza Inaet 2025 a Nairobi.
Il suo intervento ha posto con forza un tema spesso marginalizzato nel dibattito sulla transizione energetica: l’inclusione delle donne non è una variabile accessoria, ma una condizione essenziale di giustizia, efficacia e sviluppo.
Alarakhia ha ricordato che le donne africane sono oggi le principali vittime della povertà energetica, ma anche agenti di cambiamento nei territori. Oltre 300 milioni di donne nel continente non hanno accesso all’elettricità; molte dipendono ancora da combustibili tradizionali per cucinare, con gravi ricadute su salute, ambiente, produttività e tempo libero. "Una donna in alcune zone dell’Africa orientale può impiegare fino a quattro ore al giorno per raccogliere legna. Se investiamo in tecnologie di clean cooking, non solo proteggiamo l’ambiente: liberiamo tempo per l’istruzione, il lavoro, la leadership".
L’energia – ha insistito – non è neutrale rispetto al genere. Le politiche che non lo tengono in conto rischiano di replicare, o addirittura amplificare, le disuguaglianze esistenti.
Il divario di genere nel settore energetico è evidente. Solo il 7% delle startup nel settore energia ha fondatrici donne, nonostante questo sia uno dei comparti che attrae la maggior parte della finanza climatica globale. Nelle aziende del settore rinnovabile in Africa subsahariana, le donne occupano solo il 25% dei ruoli di leadership e guadagnano in media il 20% in meno degli uomini a parità di mansioni.
Alla radice di questi squilibri ci sono barriere sistemiche: difficoltà di accesso al credito, scarsa alfabetizzazione finanziaria, assenza di garanzie patrimoniali, ma anche norme sociali e culturali che scoraggiano le ragazze a intraprendere carriere nelle Stem fin dall’infanzia.
"Parliamo spesso di accesso alla finanza – ha osservato – ma non basta offrire lo stesso strumento a tutti. Le donne affrontano sfide specifiche, che richiedono strumenti specifici e politiche su misura".
Una delle critiche più puntuali avanzate da Alarakhia riguarda il modo in cui la dimensione di genere viene generalmente trattata nelle politiche pubbliche: "Arriva sempre alla fine, come una nota a piè pagina. Dobbiamo iniziare i processi di policy con una lente di genere, non aggiungerla dopo. Se stiamo scrivendo una strategia energetica nazionale o una NDC, la domanda non può essere “come includiamo le donne?”, ma “come questa strategia impatta in modo diverso su uomini e donne?”.
UN Women invita i governi africani e i partner internazionali a fare della gender responsiveness una condizione strutturale della transizione: nei bandi pubblici, nelle riforme regolatorie, nella distribuzione della finanza climatica.
L’inclusione reale, secondo Alarakhia, passa anche dal riconoscimento delle responsabilità non retribuite che gravano sulle donne, come la cura familiare. "Non possiamo organizzare un training su cucina pulita senza pensare a chi si occuperà dei figli di quella donna durante il corso. O forniamo un servizio di assistenza, o falliamo nell’inclusione". È un appello a pensare alla donna nella sua interezza, non solo come destinataria di un progetto, ma come persona inserita in una rete sociale e familiare.
"La transizione energetica in Africa è una delle più grandi opportunità per riparare disuguaglianze storiche e costruire un futuro più equo – ha concluso – ma se non agiamo in modo deliberato, rischiamo di replicare le stesse dinamiche di esclusione di sempre". [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Inaet: energia, agricoltura e acqua al centro del cambiamento
Nairobi, 08 apr. – Il panel conclusivo della prima giornata della conferenza Inaet a Nairobi ha avuto il merito di spostare l’attenzione dalla tecnologia alla giustizia, ridefinendo il senso stesso di “transizione energetica” nel contesto africano. Intitolato “Not just a transition, a just transition: energy, agriculture and water”, l’incontro ha offerto una riflessione a tutto tondo sulle interconnessioni tra sviluppo, equità, resilienza climatica e diritti fondamentali, guidato da due voci autorevoli: Romy Chevallier (Research Lead on Climate and Environment del South African Institute of International Affairs, Saiia), che ha introdotto i lavori, e Hamisi Williams, assistant representative della Fao in Kenya, protagonista del keynote speech.
Romy Chevallier ha aperto i lavori con un messaggio strutturale: in Africa, la transizione non può essere solo energetica. Deve essere soprattutto sociale, economica e ambientale. Un cambiamento, ha spiegato, che riguarda le persone, le comunità escluse, gli ecosistemi e la capacità dei Paesi di affrontare crisi come l’insicurezza alimentare o idrica. Una transizione, quindi, che deve nascere da approcci olistici e intersettoriali, capaci di tenere insieme energia, agricoltura, acqua, salute, commercio e clima.
"Non possiamo accettare che la corsa ai minerali critici per il green tech riproduca logiche estrattive passate", ha detto Chevallier. "Serve una governance che protegga le risorse naturali, garantisca la partecipazione locale e costruisca opportunità economiche reali". Il cuore della transizione giusta, ha insistito, è nella costruzione di catene del valore che partano dal basso e che siano rispettose dei territori e delle persone.
Il discorso di apertura di Hamisi Williams ha raccolto e rilanciato questi spunti con la forza di chi parla a nome delle comunità rurali e dei sistemi agricoli africani. "Immaginate un continente in cui ogni casa sia alimentata da energia pulita, in cui nessun bambino debba più studiare alla luce del cherosene. Questa non è utopia: è il futuro dell’Africa, ma deve iniziare adesso".
Williams ha messo in relazione diretta energia, agricoltura e accesso all’acqua, affermando che la transizione energetica è un passaggio obbligato per garantire sicurezza alimentare e sviluppo rurale. Oggi, ha ricordato, il 70% dell’energia in Africa subsahariana proviene ancora da biomasse tradizionali, con effetti devastanti su salute, ambiente e produttività. Solo il 6% delle terre arabili africane è irrigato, contro il 37% dell’Asia.
"Se vogliamo produrre di più, sprecare di meno e nutrire meglio – ha detto – dobbiamo integrare le energie rinnovabili nei sistemi agricoli: dall’irrigazione alla refrigerazione, fino alla trasformazione post-raccolta". Il potenziale è immenso, ma la barriera resta l’accesso all’energia moderna per milioni di piccoli agricoltori, che costituiscono il 75% dei coltivatori africani.
L’energia, per Williams, è anche la chiave per affrontare la crisi climatica: irrigazione più efficiente, stoccaggio d’acqua, uso di tecnologie rinnovabili per mitigare l’impatto di siccità e inondazioni. "Il cambiamento climatico è già qui – ha ammonito – e noi potremmo essere l’unica generazione con ancora un po’ di tempo per agire".
Lo stesso ha poi portato l’esempio concreto di un progetto lanciato in Kenya con Fao, GCcf e governo nazionale: 50 milioni di dollari per promuovere value chain agricole resilienti in 14 contee, con l’obiettivo di coinvolgere 500.000 agricoltori, recuperare 2.800 ettari di terra e abbattere oltre un milione di tonnellate di CO₂ in vent’anni.
Il messaggio finale è stato netto: nessuna transizione sarà giusta senza politiche inclusive e normative adeguate. Williams ha lanciato un appello a costruire quadri regolatori intelligenti, capaci di promuovere accesso all’energia, sostenibilità agricola e gestione dell’acqua, attraverso partenariati tra governi, settore privato, comunità e organizzazioni internazionali.
Ha infine rivendicato l’importanza delle conoscenze locali, spesso trascurate nei processi di transizione. "Non possiamo parlare di giustizia senza includere i saperi delle comunità. Serve un approccio che ascolti, rispetti e coinvolga".
"La transizione giusta non è un concetto astratto — ha concluso Williams — ma un cammino collettivo. Noi, come Fao, ci siamo. La domanda ora è: voi ci siete?".
Un invito diretto, che ha chiuso la giornata con una certezza: l’Africa non chiede una transizione qualsiasi, ma una che sia davvero sua, equa e trasformativa. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Namibia: la presidente investe sulla salute materno infantile
Windhoek, 08 apr. – La Namibia avvierà a luglio un programma nazionale di vaccinazione contro il papillomavirus umano (Hpv) destinato alle ragazze tra i 9 e i 14 anni, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza del cancro alla cervice uterina, una delle principali cause di mortalità femminile nel Paese. Lo ha annunciato ieri la presidente Netumbo Nandi-Ndaitwah, ribadendo l’impegno del governo per la salute a lungo termine delle donne e per investimenti efficaci in ambito materno-infantile.
“Ci impegniamo a promuovere la salute delle donne e dei neonati attraverso interventi mirati e a lungo termine”, ha dichiarato Nandi-Ndaitwah, sottolineando che il piano vaccinale si inserisce in una più ampia strategia per rafforzare l’assistenza sanitaria materna e infantile. Negli ultimi anni la Namibia ha compiuto progressi in questo settore, promuovendo l’allattamento esclusivo e avviando l’iniziativa degli “ospedali amici del bambino”, ha ricordato la presidente.
Tra gli obiettivi della nuova amministrazione nei prossimi cinque anni vi sono l’estensione della copertura sanitaria pubblica, il potenziamento della prevenzione, il miglioramento della qualità dei servizi ospedalieri e l’adozione di una legge per garantire l’accesso universale alla sanità. Il governo prevede inoltre di rafforzare la presenza di medici specialisti nei distretti sanitari, per colmare le lacune nei servizi e migliorare l’assistenza nei territori più remoti.
Sul fronte della malaria, che resta un problema in dieci regioni del Paese, saranno mantenute le principali misure di prevenzione: irrorazione domestica con insetticidi, distribuzione di zanzariere trattate e campagne di sensibilizzazione pubblica.
Infine, la conferma a marzo di un caso di colera – il primo da oltre un decennio – ha spinto l’esecutivo a riaffermare la necessità di rafforzare l’accesso all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari e all’educazione alla salute pubblica con un approccio multisettoriale. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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