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Somalia: oltre 3,4mln persone in insicurezza alimentare acuta
Mogadiscio, 17 nov. – Circa 3,4 milioni di persone in Somalia stanno affrontando livelli elevati di insicurezza alimentare acuta e oltre 620.000 si trovano in condizioni di emergenza. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, durante il briefing quotidiano con la stampa, citando i dati dell’Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha).
Secondo Dujarric, la siccità — "particolarmente grave nelle regioni orientali e settentrionali" — si sta estendendo verso le aree centrali e meridionali del Paese, mettendo a rischio milioni di persone mentre gli aiuti umanitari risultano fortemente limitati dal calo drastico dei finanziamenti internazionali.
Tra ottobre e dicembre, oltre un somalo su cinque è destinato ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare, mentre la situazione nutrizionale è altrettanto critica: 1,9 milioni di bambini sotto i cinque anni dovrebbero soffrire di malnutrizione acuta tra agosto di quest’anno e luglio del prossimo.
La scorsa settimana il governo somalo ha dichiarato lo stato di emergenza siccità a livello nazionale, chiedendo alle agenzie umanitarie di intensificare gli interventi salvavita in nutrizione, salute, acqua e sicurezza alimentare. L’appello arriva in un momento in cui molte organizzazioni sono state costrette a ridurre o sospendere gli aiuti a causa della mancanza di fondi: il Piano di risposta umanitaria per la Somalia, pari a 1,4 miliardi di dollari, è finanziato solo al 22%. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Giordania: lanciata iniziativa per credito in agricoltura
Amman, 13 nov. – L'Azienda di credito agricolo della Giordania (Acc) e il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) hanno lanciato un'iniziativa di credito e prestito per sostenere l'agricoltura sostenibile e rafforzare la resilienza degli agricoltori locali.
A darne notizia è l’agenzia di stampa giordana Petra, da cui si apprende che l’iniziativa è stata resentata dal direttore generale dell'Acc, Muhammad Dojan, e dalla direttrice dei Programmi del Pam, Nona Wrang, al fine di espandere l'accesso degli agricoltori a prodotti finanziari conformi alla finanza islamica. L'obiettivo è migliorare la resilienza dei progetti agricoli agli effetti del cambiamento climatico e supportare la transizione verso pratiche agricole moderne.
I promotori hanno definito il programma un "passo strategico" per potenziare la capacità delle comunità di adattarsi alle sfide ambientali, ottimizzando l'uso delle risorse. L'iniziativa servirà inoltre come piattaforma per l'empowerment di donne e giovani nel settore agricolo, offrendo finanziamenti e formazione per avviare progetti imprenditoriali e adottare tecnologie avanzate. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: Zaurrini, il Piano Mattei è una strategia concreta
Roma, 12 nov. – “All’inizio tutti ci eravamo immaginati il Piano Mattei come un programma che desse soldi per lavorare con l’Africa, in stile cooperazione ma pensato per i privati. Invece non è così”. Con queste parole Massimo Zaurrini, direttore responsabile di InfoAfrica e Africa e Affari, ha aperto ieri a Milano l'incontro “Piano Mattei: istruzioni per l'uso” dedicato a fare il punto su due anni dell'iniziativa italiana. “Oggi - ha spiegato - il piano non è un semplice strumento di finanziamento, ma un ecosistema, una strategia che crea le condizioni perché imprese, istituzioni e governi possano lavorare insieme con il continente africano”.
Zaurrini ha sottolineato come il progetto, ancora in costruzione, abbia però già prodotto risultati concreti: “È cambiata la narrazione dell’Africa in Italia. Dodici anni fa, quando iniziavamo a parlarne, venivano due persone ai nostri eventi. Oggi abbiamo sale piene con centinaia di iscrizioni”. Un segnale, per il giornalista, che il Piano Mattei ha riportato il continente al centro del dibattito economico e politico nazionale.
In origine, ha ricordato Zaurrini, l’iniziativa era legata alla retorica dell’“aiutiamoli a casa loro”, vista come risposta ai flussi migratori. “Oggi, invece, il tema immigrazione è quasi scomparso dai discorsi ufficiali – ha osservato -. L’approccio si è spostato sulla cooperazione economica, sugli investimenti e sulle competenze”.
Per il direttore di Africa e Affari, la vera novità è che il Piano Mattei “ha restituito all’Italia una politica estera”. Dopo decenni di assenza, il Paese torna a giocare un ruolo riconosciuto anche fuori dall’Europa. “La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è diventata un ponte tra Nord e Sud del mondo, interlocutrice tanto per Bruxelles quanto per i governi africani”, ha detto Zaurrini.
Il confronto con il Global Gateway dell’Unione Europea, dotato di 150 miliardi di euro sulla carta, è inevitabile. “Nonostante la differenza di fondi - ha osservato -, il Piano Mattei si è mosso più rapidamente e ha già superato la fase teorica. Alcune risorse europee stanno addirittura transitando attraverso i suoi canali operativi”.
Zaurrini ha concluso sottolineando che “da scatola vuota il Piano Mattei sta diventando una strategia concreta, con 14 Paesi coinvolti e una rete di strumenti finanziari - da Sace a Simest, da Cdp alla cooperazione - che lavora in sinergia. Non è perfetto, ma è il primo vero tentativo, dopo trent’anni, di costruire una politica estera italiana coerente verso l’Africa”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Etiopia: Addis Abeba pronta a ospitare la Cop32 nel 2027
Addis Abeba, 11 nov. – L’Etiopia è pronta a essere confermata oggi come Paese ospitante della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Cop32, prevista per il 2027. Lo ha dichiarato a Reuters il presidente della Cop30, André Corrêa do Lago.
La decisione è stata raggiunta in linea di principioieri, nel primo giorno dei lavori della Cop30 a Belém, in Brasile, dove i Paesi partecipanti hanno concordato di tenere la prossima conferenza africana nella capitale etiope, Addis Abeba. L’adozione formale è attesa per oggi, ma, secondo un delegato di un Paese industrializzato citato da Reuters, non sono previsti ostacoli alla conferma.
L’Etiopia aveva ufficialmente presentato la propria candidatura a settembre, in competizione con la Nigeria. Il Bureau dei Paesi africani ha poi deciso all’unanimità di sostenere Addis Abeba come sede del vertice.
Le conferenze Cop si alternano tra le diverse regioni del mondo. Dopo l’edizione di Belém nel 2025, organizzata dal Brasile, resta invece da definire la sede della Cop31 del 2026, contesa tra Australia e Turchia. Canberra ha avanzato la propria candidatura in partenariato con le isole del Pacifico, considerate tra le aree più vulnerabili ai cambiamenti climatici, mentre Ankara continua a insistere sulla propria proposta.
Il presidente Corrêa do Lago ha invitato i Paesi del gruppo “Europa occidentale e altri” a risolvere presto lo stallo sulla Cop31, ricordando che, in caso di mancato accordo, la conferenza si terrebbe a Bonn, in Germania, sede dell’Agenzia Onu per il clima. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Siria: rafforzata cooperazione con Italia su protezione bestiame
Damasco, 10 nov. – La Siria e l'Italia rafforzano la cooperazione agricola, con un focus specifico sulla protezione del bestiame e la lotta alle malattie animali transfrontaliere: è quel che emerge da un incontro tenutosi la scorsa settimana a Damasco, di cui dà notizia l’agenzia di stampa nazionale Sana, tra il ministro dell'Agricoltura siriano, Amjad Badr, e il direttore dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche (Izsum), Vincenzo Caputo. All'incontro, che mirava a sostenere la ricostruzione del settore agricolo siriano, erano presenti anche l’ambasciatore d'Italia in Siria, Stefano Ravagnan, il direttore generale del Centro arabo per lo studio delle zone aride (Acsad) e il rappresentante nel Paese dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura (Fao).
I colloqui si sono concentrati in particolare sull’ampliamento dei programmi di vaccinazione del bestiame e sul trasferimento di competenze veterinarie. L’ambasciatore Ravagnan ha sottolineato che l'Izsum è l'unico ente italiano autorizzato a operare all'estero, facilitando così lo scambio di tecnologia. Caputo ha confermato che la cooperazione è già iniziata attraverso incontri tecnici regolari, mentre l'Acsad ha ribadito la disponibilità a offrire assistenza tecnica, valorizzando l'esperienza italiana nell'immunizzazione animale. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Botswana: Gaborone sosterrà Fondo africano per la biodiversità
Gaborone, 06 nov. – Il Botswana sosterrà il Fondo africano per la biodiversità. Lo ha annunciato ieri il presidente Duma Boko, intervenendo al primo Vertice africano sulla biodiversità tenutosi a Gaborone, capitale del Botswana. Boko ha esortato i Paesi africani a garantire che il valore della biodiversità sia integrato nella pianificazione economica, nelle strategie di sviluppo e nei quadri di governance.
La perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, l'inquinamento, il degrado del suolo, la riduzione delle foreste, la scarsità d'acqua, l'aumento dei conflitti tra esseri umani e fauna selvatica, la frammentazione dei corridoi faunistici e le specie invasive minacciano il benessere e la sicurezza delle comunità, ha affermato.
“La prosperità deve essere definita non solo dal Prodotto interno lordo, ma anche da sistemi alimentari sicuri, acqua pulita, comunità resilienti ed ecosistemi sani che attutiscano gli shock dei cambiamenti climatici”, ha affermato Boko.
Ha sottolineato che l'Africa presenta grandi lacune nel finanziamento della conservazione. Il Botswana, pertanto, sostiene l'istituzione del Fondo africano per la biodiversità per colmare questa lacuna. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: i custodi del patrimonio a Roma grazie a Snp e Iccrom
Roma, 04 nov. – “Non si può separare il tangibile dall’intangibile”: è in questa frase, pronunciata da Munyaradzi Manyanga, preside della Robert Mugabe School of Heritage presso la Great Zimbabwe University di Masvingo, la chiave di lettura della nuova strategia africana per il patrimonio, al centro del simposio conclusivo del progetto Whaps - World Heritage in Africa, Fostering practitioners for nomination: processes and strategies, tenutosi ieri nella prestigiosa sede di Palazzo Poli, a Roma.
Un concetto ribadito alla rivista Africa, a margine del simposio, anche da Thomas Thondhlana, titolare della cattedra Unesco in Patrimonio culturale africano presso la stessa Great Zimbabwe University: “In Africa, un albero ha un'anima. Un fiume, un bosco, sono le dimore degli spiriti. Bisogna guardare al patrimonio nella sua totalità, non a compartimenti”.
Questo approccio filosofico, che supera la netta divisione occidentale tra “cultura” e "natura”, è diventato il cuore del programma Whaps, promosso dalla Scuola Nazionale del Patrimonio, il braccio formativo del ministero della Cultura, e dall’Iccrom, il Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Come ha spiegato lo stesso Manyanga, i manager moderni devono “sfruttare il fatto che le comunità diano valore all’intangibile per gestire efficacemente il tangibile”. Secondo il preside della Robert Mugabe School of Heritage, infatti la cooperazione deve smettere di basarsi sull'idea di un continente “che ha bisogno di elemosina” e iniziare a valorizzare i “modi tradizionali di interpretazione” in un’ottica “decolonizzata”. A fargli eco è Pascall Taruvinga, capo del dipartimento di Antropologia presso la Rhodes University di Makhanda in Sudafrica, che ha posto l'accento sull'obiettivo finale: il “benessere” delle comunità locali, che devono poter “raccogliere piante medicinali” o “compiere una cerimonia” nei siti.
È proprio questa nuova filosofia che ha animato l’intera iniziativa. Per un anno, 30 professionisti africani non hanno solo studiato i dossier tecnici dell'Unesco, ma hanno analizzato i propri sistemi di gestione. Come spiegato dalle referenti del progetto, il focus è stato proprio sui “processi” e su “come le comunità beneficiano del patrimonio”, facendo emergere modelli di governance sociale unici, che rappresentano il vero cuore della tutela in Africa.
Il modello spirituale: dove il “tabù” è legge
In molti siti africani, la conservazione non è affidata a guardie armate, ma all'autorità spirituale. È il caso delle Foreste sacre dei Kaya Mijikenda in Kenya, un sito già Patrimonio Unesco presentato da Julius Shoboi Mwahunga. Qui la gestione è affidata a un consiglio di “anziani Kaya”. Sono loro che, attraverso “codici di etica” e “tabù" tradizionali (come il divieto di taglio o di caccia), applicano un sistema di conservazione integrato che protegge la biodiversità. Un modello simile protegge il Bosco Sacro di Osun-Osogbo in Nigeria, dove le leggi spirituali Yoruba salvaguardano una delle ultime foreste primarie del sud del Paese.
Il modello matriarcale: l’eredità delle donne
Forse il caso più emblematico di patrimonio sociale è quello del villaggio per la produzione del sale di Kibiro, in Uganda, per cui la ricercatrice del Museo Nazionale di Kampala Eunice Ngangeyu sta curando il dossier di candidatura alla lista Unesco. Qui, da più di 900 anni, la produzione di sale con complesse tecniche indigene è un’attività gestita quasi esclusivamente da donne. Il vero “sistema di gestione” è sociale: la proprietà stessa dei “giardini di sale” viene tramandata per linea femminile, da madre a figlia o da zia a nipote. Ed è questo sistema matriarcale che garantisce la continuità di un sapere secolare, oggi minacciato dall'abbandono delle nuove generazioni, che ritengono il lavoro troppo “noioso” (tedious) e poco in linea con gli interessi contemporanei.
Il modello artigiano: il “saper fare” come tutela
In contesti dove il patrimonio è fisicamente vulnerabile, la tutela coincide con la trasmissione del “saper fare”. Ne è un esempio lo Ksar di Ait-Ben-Haddou in Marocco, il celebre villaggio fortificato in terra cruda. Come spiegato dal curatore Omar Idtnaine , la gestione si basa su un “modello partecipativo” che ha al centro i “mâalems” (mastri costruttori). Sono questi artigiani locali che, tramandando le “tecniche di costruzione tradizionali in terra” ai giovani, assicurano la manutenzione del sito - spesso prima della stagione delle piogge - e creano un’economia locale che resiste alla pressione del turismo di massa.
Il modello testimoniale: la memoria come gestione
Infine, ci sono siti dove il patrimonio non è la pietra, ma la memoria immateriale che essa custodisce. È il caso di Robben Island in Sudafrica, la prigione simbolo dell’apartheid. Come illustrato da Quahnita Samie, membro del consiglio del Museo, la gestione del sito e della sua “narrazione” non è lasciata solo agli storici, ma esiste un “Comitato consultivo degli ex-prigionieri politici (Epps)” partecipa attivamente per “migliorare la narrazione e l'interpretazione”, garantendo l’autenticità della memoria. La sfida, ora, è il passaggio generazionale, affidato a “programmi educativi” e “tecnologie digitali”.
Questi modelli, e molti altri emersi a Roma, non sono folklore. Come ha sottolineato Munyaradzi Manyanga, sono in realtà la vera “infrastruttura” sociale su cui l’Africa sta costruendo il futuro del suo patrimonio. Il progetto Whaps ha avuto il merito di riconoscerli, riunirli in una rete e dare loro gli strumenti per formalizzare questi processi e renderli più forti di fronte alle sfide globali. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Siria: missione in Ruanda per studiare modelli riconciliazione
Roma, 31 ott. – Una delegazione siriana, guidata da Abdulbaseet Abdullatief, ha visitato il Ruanda per studiare l'approccio del paese nel superare le conseguenze del genocidio e costruire la pace sociale. L'obiettivo è sviluppare un modello nazionale siriano basato su esperienze internazionali di primo piano.
La delegazione ha incontrato Eric Uwitonze Mahoro, segretario del ministero dell'Unità Nazionale e dell'Impegno Civico del Ruanda, per discutere di come la Siria possa beneficiare dell'esperienza ruandese nella giustizia di transizione e nella riconciliazione nazionale.
Mahoro ha sottolineato che la giustizia in Ruanda non è stata esclusivamente punitiva, ma mirata a costruire un modello basato sulla coesistenza e l'equità, e che lo Stato ora garantisce la sicurezza e la non ripetizione della tragedia.
Durante la visita, la delegazione è stata informata sull'esperienza di Aegis Trust, un'organizzazione internazionale leader nella documentazione del genocidio. I rappresentanti di Aegis Trust hanno illustrato il loro lavoro nel documentare le storie delle vittime e nello stabilire memoriali nazionali, come il Kigali Genocide Memorial, che funge da centro per la commemorazione, l'educazione e la sensibilizzazione pubblica. L'obiettivo, è stato spiegato, non è solo preservare la memoria, ma promuovere una cultura di pace attraverso programmi educativi e piattaforme digitali per l'archiviazione dei dati.
I membri della delegazione siriana - riferiscono i media regionali - hanno sottolineato l'importanza dell'esperienza ruandese per il percorso di giustizia di transizione della Siria, definendo la documentazione e la conservazione della memoria come fondamentali per costruire un futuro basato sulla verità e la riconciliazione.
La delegazione siriana ha inoltre incontrato Patricie Uwase, segretaria esecutiva di Rwanda Cooperation, un ente governativo per lo scambio di competenze, per discutere di futura cooperazione e della possibilità di organizzare visite sul campo presso le istituzioni ruandesi competenti in materia di giustizia di transizione. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Nigeria: progetto vie d'acqua, con cooperazione internazionale
Abuja, 24 ott. – L'amministrazione municipale di Lagos, in Nigeria, ha lanciato ufficialmente il progetto Omi-Eko, ideato per sfruttare le vie d'acqua dello Stato per il trasporto urbano. Il piano, in discussione da diversi mesi, prevede lo spostamento del traffico dalla rete stradale alle vie d'acqua e la promozione di una mobilità più pulita.
Finanziato da diversi donatori, tra cui l'Afd (Agenzia francese per lo sviluppo), l'Unione europea (Ue) e la Banca europea per gli investimenti (Bei), il progetto si articola in due fasi: la prima consiste nella costruzione di infrastrutture per la navigazione interna, tra cui 15 linee di traghetti prioritarie, il dragaggio e la sistemazione di 140 km di canali, con lo sviluppo di 25 terminal e moli dotati di stazioni di ricarica elettrica. La seconda fase prevede l'acquisizione e la gestione di 75 traghetti elettrici, sistemi di trasporto intelligenti per la biglietteria e l'informazione ai passeggeri e programmi di capacity building. Secondo le autorità, l'investimento contribuirà a ridurre la congestione del traffico sulle strade di questa megalopoli, che conta oltre 20 milioni di abitanti, la seconda città più popolosa dell'Africa dopo il Cairo.
Secondo uno studio condotto dal Danne institute for research, in collaborazione con Financial derivatives company, i ritardi costano in media agli utenti dei trasporti pubblici di Lagos 79.000 naira (53,80 dollari) all'anno, e agli automobilisti 133.979 naira. Si stima che il tempo perso a causa della congestione del traffico sia di 2,21 ore al giorno: in tal senso, il progetto di trasporto fluviale integrerà le iniziative di diversificazione già in corso, tra cui la rete ferroviaria urbana Lagos rail mass transit (Lrmt), che ha già visto la costruzione e la messa in servizio di due sezioni, la linea blu e la linea rossa (in grado di gestire rispettivamente 250.000 e 500.000 passeggeri al giorno).
Tuttavia, nonostante le politiche volte a rafforzare i servizi di trasporto pubblico, la soddisfazione delle esigenze di mobilità a Lagos si affida ancora in larga parte agli operatori privati. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Uganda: Kampala e Roma insieme per sostenere progetto Unido
Kampala, 23 ott. – Uganda e Italia sosterranno un nuovo progetto triennale dell'Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale) mirato a rafforzare la capacità del settore privato ugandese e a potenziare le partnership internazionali. L'accordo per l'iniziativa, intitolata Strengthening the Private Sector through Capacity Building and International Partnerships in Uganda, è stato firmato martedì a Kampala, al ministero dell'Industria, del Commercio e delle Cooperative. Il progetto è finanziato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano, attraverso l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), e sarà implementato da Unido Itpo Italy in collaborazione con Bergs&More.
Questa iniziativa è allineata con il Piano Mattei del governo italiano, la strategia Global Gateway dell'Unione Europea, l'agenda di sviluppo nazionale dell'Uganda e supporta l'integrazione delle imprese ugandesi nell'Area di libero scambio continentale africana (AfCFTA). L'obiettivo principale è sostenere lo sviluppo delle imprese ugandesi fornendo loro gli strumenti, le competenze e le partnership necessarie per crescere, competere e contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese. A tal fine, verrà istituito un centro dedicato al capacity building, in coordinamento con il Ministero locale.
Bruno Otto, rappresentante di Unido in Uganda, ha sottolineato che l'iniziativa rappresenta "un passo concreto verso lo sviluppo delle imprese ugandesi attraverso conoscenza, innovazione e cooperazione internazionale", evidenziando l'impegno dell'Italia nel promuovere la cooperazione triangolare. Diana Battaggia, direttrice di Unido Itpo Italy, si è detta fiduciosa che il progetto si tradurrà in "risultati significativi e in un impatto duraturo per le istituzioni ugandesi, le associazioni imprenditoriali e il settore privato in generale". [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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