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Nord Africa: salesiani, una formazione in linea col Piano Mattei

Tunisi, 21 mar. – Educazione umana e professionale dei giovani, soprattutto dei più bisognosi: questo è il carisma dei salesiani, che da sempre seguono questo metodo educativo ispirato all’insegnamento del loro fondatore, san Giovanni Bosco. Un metodo che si basa sulla logica e sul dialogo, coinvolgendo i giovani in un percorso di crescita. Un cammino che, nel corso dei decenni, ha permesso il riscatto di migliaia di giovani in Italia e in numerosi Paesi dove i salesiani hanno avviato le loro missioni. Questo patrimonio di conoscenze si rivela oggi prezioso anche nell’ambito del Piano Mattei, promosso dal governo italiano per rafforzare la cooperazione economica tra l'Italia e i Paesi africani.

“Una delle preoccupazioni di don Bosco - spiega don Domenico Paternò, superiore della Circoscrizione salesiana che comprende Algeria, Marocco e Tunisia - è sempre stata quella di offrire ai giovani la possibilità di lavorare onestamente e dignitosamente. Formare i giovani a un lavoro corretto, ben fatto e che permetta loro di costruire una vita dignitosa e inserirsi nella società è da sempre al centro dell’azione dei Salesiani. Lo facciamo in Italia, ma anche in 40 Paesi dell'Africa. La nostra è dunque una presenza significativa nel settore della formazione”.

I Figli di don Bosco hanno quindi messo a disposizione del Piano Mattei tutta la loro esperienza. Nei protocolli firmati dall’Italia con Tunisia e Marocco nell’ambito del Piano Mattei è previsto che, per poter lavorare nelle aziende italiane, i giovani africani acquisiscano un livello di italiano A1, conoscano le norme italiane sulla sicurezza sul lavoro e abbiano una preparazione tecnica di base relativa ai mestieri che andranno a svolgere. A Tunisi i salesiani hanno elaborato un piano educativo che prevede 100 ore di insegnamento di lingua italiana, 20 ore di sicurezza sul lavoro e di elementi di base del diritto del lavoro italiano e 30 di professionalizzanti.  In Marocco, invece, la formazione è più approfondita e articolata. Nel centro salesiano di Kenitra, oltre alle lezioni di italiano, si formano elettricisti, tecnici per impianti solari e operatori nel settore delle energie rinnovabili, in grado di occuparsi della manutenzione degli impianti. Attualmente, in Tunisia sono previsti cinque corsi da venti allievi ciascuno di età tra i 18 e i 30 anni, mentre in Marocco si formano 75 persone per ogni corso, della stessa età.

I salesiani collaborano con imprese italiane, ma il loro impegno ha anche un impatto locale. “Il Piano Mattei - sottolinea don Domenico - offre competenze a chi desidera emigrare legalmente, ma anche a chi sceglie di rimanere nel proprio Paese. Il nostro obiettivo è dare ai giovani una prospettiva e un futuro migliore, sia all’estero sia in patria”.

Questa iniziativa ha inoltre un importante risvolto sul piano del dialogo interreligioso. “Indubbiamente, questi corsi favoriscono la fraternità - conclude don Domenico -. Ci muoviamo nella linea tracciata da papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti, ovvero la costruzione di ponti e di occasioni di incontro e collaborazione tra persone di religioni diverse. Si tratta di creare un bene comune condiviso. In un mondo segnato da tanti conflitti, queste iniziative generano pace e speranza. Siamo nell'anno del Giubileo della Speranza e questa ne è una delle applicazioni più concrete”.

 

  [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Africa: imprenditori immigrati, un motore solido di crescita

Roma, 20 mar. – L’imprenditoria immigrata, Africa in testa, si conferma un pilastro dinamico dell’economia italiana. Lo evidenzia il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con Cna, e presentato oggi a Roma presso la Sala conferenze David Sassoli di Esperienza Europa.

Secondo il rapporto, nel 2024 le imprese guidate da immigrati in Italia hanno raggiunto quota 659.709, registrando una crescita del 32,7% negli ultimi dieci anni. Questo dato è particolarmente significativo se confrontato con l’andamento generale dell’imprenditoria italiana, che nello stesso periodo ha subito un calo dell’1,7%​.

La maggior parte delle imprese immigrate (73%) continua a essere costituita da ditte individuali, ma si osserva un’evoluzione strutturale importante: le società di capitale sono aumentate del 160% nell’ultimo decennio, segnalando una crescente solidità finanziaria e competitività​.

L'imprenditoria immigrata ha poi saputo diversificarsi oltre i settori tradizionali del commercio e dell’edilizia. Tra il 2013 e il 2023, si sono registrati forti incrementi nei settori dell’alloggio e ristorazione (+57,6%), dei servizi alla persona (+101,6%), delle attività scientifiche e tecniche (+56%) e della sanità e assistenza sociale (+77,6%).

Se Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto restano le regioni con il maggior numero di imprese immigrate, il Mezzogiorno si distingue per un’accelerazione del fenomeno. In particolare, tra il 2013 e il 2023, la crescita dell’imprenditoria immigrata è stata del 72,8% in Campania e del 33,8% in Puglia. Roma e Milano continuano a essere i poli principali, ma Napoli e Caserta emergono come nuovi centri imprenditoriali di rilievo​.

Uno dei dati più rilevanti del Rapporto 2024 riguarda la crescita delle imprese guidate da donne immigrate, aumentate del 37,8% negli ultimi dieci anni. Un trend che spicca se paragonato al calo del 7,3% registrato per le imprese femminili italiane nello stesso arco di tempo.

I titolari di imprese immigrate provengono da una vasta gamma di Paesi, ma c'è il continente africano in cima alla classifica: la prima nazionalità rappresentata nel 2024 per quanto riguarda le imprese individuali resta il Marocco, seguito dalla Romania, e dalla Cina. Parallelamente, però, stanno emergendo nuovi attori. Le comunità di Pakistan (+130,7%), Bangladesh (+47,3%) ed Egitto (+40%) sono quelle che registrano gli incrementi più rilevanti.

In un contesto di crisi demografica e sfide globali, il rapporto conferma come l’imprenditoria migrante non solo resista alle difficoltà, ma contribuisca attivamente all’innovazione e alla crescita economica dell’Italia. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Africa: aumenta velocemente il diabete nella zona subsahariana

Johannesburg, 19 mar. – La diffusione del diabete di tipo 2 sta aumentando molto più rapidamente tra le persone dell'Africa subsahariana di quanto si pensasse in precedenza. Lo evidenzia uno studio, pubblicato questo mese sulla rivista medica The Lancet Global Health.

Il diabete di tipo 2 è emerso come una delle principali minacce per i sistemi sanitari e i mezzi di sussistenza nell'Africa subsahariana, con una prevalenza in aumento da 4 milioni di casi nel 1980 a 23,6 milioni di casi nel 2021, segnando un aumento del 490%.

Senza interventi efficaci, si prevede che la prevalenza del diabete di tipo 2 raddoppierà a 54,9 milioni entro il 2045.1 Tuttavia, il diabete di tipo 2 non colpisce tutte le popolazioni dell'Africa subsahariana in modo uguale, con studi basati sulla popolazione che mostrano ampie variazioni geografiche e urbane-rurali nella prevalenza, con stime che vanno dall'1,4% nell'Uganda rurale nell'Africa orientale al 17,9% nel Senegal urbano nell'Africa occidentale. Inoltre, la prevalenza del diabete di tipo 2 varia anche in base all'età, con la prevalenza più elevata negli individui economicamente attivi di età pari o superiore a 40 anni. In uno studio trasversale multinazionale dall'Africa subsahariana Africa, la prevalenza del diabete di tipo 2 negli individui di età compresa tra 40 e 60 anni era del 5,5%.

Monitorando oltre 33.000 partecipanti in Sudafrica, Kenya, Ghana e Burkina Faso per sette anni, i ricercatori hanno scoperto che le cattive abitudini alimentari, la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, l'obesità e l'inattività fisica sono le principali cause del diabete in Africa. Il dottor Raylton Chikwati, coautore dello studio presso l'Università di Witwatersrand in Sudafrica, ha affermato che un altro fattore di rischio è vivere o trasferirsi nelle periferie delle città, o "aree periurbane". L'aumento dell'uso di alimenti trasformati nelle aree periurbane è un problema.

Gli esperti hanno sottolineato che gli africani dovrebbero sottoporsi al test della glicemia e cercare una cura quando viene diagnosticato il diabete, una patologia in cui l'organismo ha difficoltà a trasformare il cibo in energia a causa di una quantità insufficiente di insulina. Senza insulina, lo zucchero rimane nel sangue anziché entrare nelle cellule, provocando alti livelli di zucchero nel sangue. Le complicazioni a lungo termine includono malattie cardiache, insufficienza renale, cecità e amputazioni. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Liberia: l'Irc cesserà le sue attività il 30 aprile

Monrovia, 18 mar. – L'International rescue committee (Irc) cesserà le sue operazioni in Liberia il 30 aprile 2025, dopo quasi 30 anni di lavoro umanitario e di sviluppo. Lo si apprende da un comunicato stampa ufficiale dell'Irc. Presente in Liberia dal 1996 per rispondere alle esigenze delle popolazioni sfollate a causa dei conflitti regionali, l'Irc ha implementato più di 20 programmi, investendo più di 200 milioni di dollari e assistendo quasi due milioni di persone in 12 delle 15 contee del Paese. Con la fine delle operazioni, i progetti ancora in corso saranno assegnati a titolari locali.

L'organizzazione ha svolto un ruolo fondamentale nella ricostruzione e nello sviluppo post-conflitto della Liberia, concentrandosi su programmi nei settori della sanità, dell'istruzione e dei servizi di base. L'Irc ha inoltre facilitato il reinserimento degli ex combattenti, dei liberiani tornati nel Paese e degli ex bambini soldato, ha sostenuto l'emancipazione delle donne e ha contribuito a rafforzare il sistema sanitario del Paese: "La decisione di chiudere l'ufficio Irc in Liberia non è stata presa alla leggera", ha detto Yalew Desta Abebe, vicedirettore nazionale dell'Irc in Liberia, che ha spiegato che l'organizzazione ha osservato l'evoluzione e lo sviluppo del Paese e ritiene che sia giunto il momento di passare il testimone al governo e alle organizzazioni locali per garantire la sostenibilità dei risultati ottenuti.

Mentre l'Irc si prepara a chiudere il suo ufficio, l'organizzazione esprime la sua profonda gratitudine al governo e al popolo della Liberia per la loro collaborazione e il loro sostegno. È aperta a future collaborazioni qualora se ne presentasse la necessità. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Siria: Oxfam, bene le promesse ma l'Ue deve agire

Damasco, 18 mar. – Moutaz Adham, direttore nazionale per la Siria dell'organizzazione umanitaria Oxfam, basata nel Regno Unito, ha accolto con favore l'impegno da 2,5 miliardi di euro da parte dell'Unione europea per la ricostruzione e gli aiuti nel Paese mediorientale.

Il rappresentante della confederazione di Ong ha avverito: "Gli impegni sono apprezzati, ma ora i donatori devono agire di conseguenza, soprattutto in questo momento critico".

"Il Paese ha visto cambiamenti sismici e cresce la speranza di una nuova Siria. Tuttavia, la realtà rimane che la maggior parte delle persone si trova a dover scegliere tra cibo, istruzione e assistenza sanitaria. La povertà e la violenza persistente stanno distruggendo le speranze di ripresa e di pace. A ciò si aggiunge l'incertezza sul futuro della Siria e su ciò che la attende" ha detto Adam.

"La crescente tendenza globale a tagliare gli aiuti è allarmante - ha aggiunto - I donatori devono garantire aiuti sufficienti affinché i siriani possano ricostruire le loro vite, sia ora che nel lungo periodo. I siriani stessi devono essere in prima linea in tutte le discussioni sul futuro del loro Paese. Il processo di pace deve essere guidato dai siriani e deve includere tutti i gruppi".

"La violenza persistente, la povertà e la diminuzione delle capacità di recupero stanno cancellando la speranza di ripresa, stabilità e pace - ha concluso - I leader globali devono sostenere fermamente il popolo siriano, ora e in futuro".

Ieri, l'Unione Europea ha promesso quasi 2,5 miliardi di euro in aiuti per la Siria, in occasione di una riunione tra le potenze globali e i Paesi della regione mediorientale a Bruxelles, per promuovere le donazioni e affrontare la crisi umanitaria del Paese causata da anni di guerra.

La Germania ha promesso circa 300 milioni di euro alle agenzie delle Nazioni Unite e a organizzazioni selezionate per assistere la Siria, mentre il Regno Unito ha promesso circa 190 milioni di euro cibo, assistenza sanitaria e istruzione. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Sud Sudan: a rischio povertà universale, rapporto

Juba, 17 mar. – Il Sud Sudan potrebbe affrontare una povertà universale nel 2025 a causa di una combinazione di fattori, tra cui il calo della produzione petrolifera e shock esterni. L'allarme è stato lanciato dalla Banca mondiale in un rapporto pubblicato ieri. Il documento, intitolato South Sudan Economic Monitor, evidenzia che oltre tre quarti della popolazione sudsudanese (76%) vivevano al di sotto della soglia di povertà nazionale nel 2022, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2015.

Durante la presentazione del rapporto a Juba, il responsabile della Banca mondiale per il Sud Sudan, Charles Undeland, ha spiegato che l'aggravarsi della povertà è il risultato di anni di declino economico dovuti alla riduzione della produzione petrolifera causata dalla guerra in corso nel vicino Sudan, dalla pandemia di Covid-19 e dagli effetti indiretti della guerra in Ucraina. "L'inflazione è altissima, ha raggiunto il 139% nell'agosto 2024, erodendo naturalmente il potere d'acquisto di tutti i sudsudanesi", ha dichiarato Undeland ripreso dai media locali, aggiungendo che anni di inondazioni hanno ulteriormente danneggiato l'economia.

Secondo il rapporto, il livello di deprivazione estrema – definito come la quota di famiglie incapaci di permettersi anche i beni alimentari essenziali – è aumentato di 4 punti percentuali, passando dal 70% nel 2022 all’84% nel 2023 e al 92% nel 2024. Undeland ha sottolineato che le prospettive economiche del Sud Sudan dipendono dal pieno ripristino della pace e della stabilità attraverso l'attuazione completa dell'Accordo di pace rivitalizzato del 2018.

Il ministro sudsudanese delle Finanze e della Pianificazione, Marial Dongrin Ater, ha osservato che, dalla firma dell’accordo, il governo ha avviato riforme per migliorare le condizioni macroeconomiche e rafforzare la gestione delle finanze pubbliche. "Riconoscendo la vulnerabilità dovuta alla nostra forte dipendenza dalle entrate petrolifere, abbiamo adottato misure concrete per diversificare la nostra economia. Queste includono il sostegno all’agricoltura, il miglioramento della facilitazione degli scambi commerciali e la promozione degli investimenti in infrastrutture critiche, come previsto nel bilancio 2024/2025", ha aggiunto. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Libano: Banca mondiale presenta piano ricostruzione da 1 mld

Beirut, 13 mar. – La Banca Mondiale ha presentato al premier libanese Nawaf Salam un progetto da un miliardo di dollari, che include un prestito di 250 milioni per finanziare le prime fasi della ricostruzione delle regioni libanesi distrutte dai bombardamenti israeliani, con il resto della somma da finanziare con aiuti internazionali. Lo ha indicato ieri un comunicato diffuso dell'ufficio del primo ministro.

L’annuncio, riferisce il quotidiano libanese francofono L'orient le jour, è stato fatto durante una riunione al Grand Sérail, la sede del governo di Beirut, a cui ha partecipato il direttore regionale della Banca Mondiale, Jean-Christophe Carré, insieme a numerosi ministri, al Consiglio per lo sviluppo e la ricostruzione e all’Istituto delle Finanze Basil Fuleihan.

Il progetto include il trattamento dei terreni e la ricostruzione delle infrastrutture. Durante la riunione, Salam ha insistito affinché le aree di confine siano le prime a beneficiare di questo progetto.

La Banca Mondiale ha finalizzato una settimana fa il suo rapporto definitivo sui danni e le perdite subiti dal Libano a causa della guerra tra Israele e Hezbollah, che è durata dall'8 ottobre 2023 fino alla tregua del 27 novembre 2024, stimando il costo totale dei danni a 6,8 miliardi di dollari nelle regioni colpite dai bombardamenti israeliani, con perdite economiche stimate in 7,2 miliardi di dollari per l’intero Paese. Ha inoltre stimato il costo del recupero e della ricostruzione a 11 miliardi di dollari "a breve e medio termine".

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Senegal: istituto italiano Dakar, due mostre per giornata donne

Dakar, 06 mar. – In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, l'8 marzo, l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) presenta a Dakar l’evento "Oser, Changer" in collaborazione con il fondo delle Nazioni unite per le popolazioni (Unfpa) presso l’Istituto Italiano di Cultura di Dakar. In occasione dell’evento, previsto dalle 17, saranno inaugurate due mostre fotografiche. La prima, intitolata "Nyama, à côté de l’ame" curata da Michele Cattani e Nicolas Remené con opere di Hawa Sissoko, Amadou Guindo, Fatoumata Yossi, Jerome Arama, Oumou Keita, Houda Gourba. L'altra esposizione, di Gaia Squarci, è intitolata "Red Dust and Women's Fights".

Le mostre saranno aperte dal 10 al 31 marzo 2025 presso l'Istituto Italiano di Cultura di Dakar.

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Ruanda: conflitto in Rdc, la Germania sospende la cooperazione

Kigali, 05 mar. – Il governo tedesco ha deciso di sospendere gli aiuti allo sviluppo destinati al Ruanda, motivando questa decisione come una risposta al ruolo ruandese nel conflitto nell'est della Repubblica democratica del Congo (Rdc). Lo si apprende da un comunicato ufficiale del governo tedesco.

"In coordinamento con i partner, la Germania limiterà ulteriormente la cooperazione bilaterale con il Ruanda" si legge nel comunicato diffuso ieri, in cui si precisa che Berlino aveva già avvisato Kigali della decisione, esortando il governo del Paese africano a ritirare qualsiasi sostegno al gruppo ribelle M23. Secondo il ministero dello Sviluppo tedesco, l'ultima tranche di aiuti promessi al Ruanda fu pagata nell'ottobre 2022, per un importo pari a 93,6 milioni di euro e riguardante il periodo 2022-2024.

In risposta alla sospensione degli aiuti, il Ruanda ha criticato la decisione tedesca, definendola una "politicizzazione" della sua cooperazione allo sviluppo, parlando di “mossa controproducente e dannosa” per la stabilità regionale. In una dichiarazione ufficiale, il governo di Kigali ha detto che la Germania con tale decisione contraddice le proprie posizioni di sostegno al processo africano per risolvere il conflitto in corso nella parte orientale della Rdc e accusa la Germania, e chi come lei ha deciso o sta decidendo di sospendere i progetti di cooperazione, che hanno una “responsabilità storica” per la ricorrente instabilità nella regione dei Grandi laghi africani, aggiungendo che “dovrebbero sapere che è meglio non applicare misure coercitive unilaterali”.

In coda al comunicato, Kigali ha ribadito la sua posizione spiegando di voler “continuare a proteggere” la propria sicurezza nazionale. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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Arabia Saudita: la cooperazione investe da Tunisi a Mogadiscio

Riad, 04 mar. – Il Saudi fund for development (Sfd), il fondo per la cooperazione allo Sviluppo dell'Arabia Saudita, ha annunciato la consegna di 330 unità abitative nell'ambito del suo progetto di sviluppo di alloggi sociali nella governatorato di Ben Arous in Tunisia.

La fase iniziale del progetto, dichiara una nota dell'Sfd, coinvolge diverse governatorati in Tunisia e prevede la consegna di 4.715 unità abitative sociali, supportate da finanziamenti agevolati del fondo per un ammontare di 150 milioni di dollari.

Lunedì, l'ambasciatore saudita in Tunisia, Abdulaziz al-Saqr, e il ministro tunisino delle Infrastrutture e dell'edilizia, Sarah Zaafrani hanno supervisionato la consegna delle unità abitative.

La scorsa settimana, inoltre, l'Sfd ha firmato un accordo per l'attuazione della sovvenzione fornita alla Somalia nell'ambito della quinta fase del Programma saudita per la perforazione di pozzi e lo sviluppo rurale in Africa.

Alla cerimonia di firma ha partecipato Owais Haji Yusuf Ahmed, Ambasciatore della Somalia in Arabia Saudita.

Il programma mira a supportare l'accesso all'acqua potabile nelle aree rurali della Somalia attraverso la perforazione di pozzi e l'istituzione di reti di approvvigionamento idrico alimentate da energia solare.

"Questo programma - affermano dal fondo saudita - contribuirà a fornire acqua potabile sicura, a combattere la desertificazione, a migliorare la sicurezza idrica e alimentare e a supportare il settore agricolo, riducendo anche le malattie e le epidemie causate dall'acqua contaminata".

Nell'ambito del progetto, l'Sfd dichiara di aver supportato la perforazione e l'equipaggiamento di oltre 10.000 pozzi in 21 paesi africani, beneficiando oltre 5 milioni di persone, con un valore totale di 330 milioni di dollari. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]

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