Roma, 16 maggio 2025 – Si è conclusa oggi a Roma l’edizione 2025 di Codeway Expo, la fiera internazionale organizzata da Fiera Roma e Internationalia dedicata alla cooperazione allo sviluppo sostenibile. In tre giorni intensi, oltre 60 eventi, 200 relatori da tutto il mondo, 250 incontri B2B verticali sui temi, hanno animato un confronto strategico tra istituzioni, imprese, organizzazioni internazionali, mondo accademico e società civile, con l’obiettivo di trasformare le sfide globali in opportunità concrete di sviluppo condiviso. La giornata finale ha guardato al futuro: carriere internazionali, finanza per le PMI e partnership globali per una filiera del caffè più sostenibile, oltre alla sigla di importanti accordi internazionali di collaborazione industriale, come quello tra Senegal e Assomac per lo sviluppo di attività di conceria nel Paese. La firma è avvenuta alla presenza di funzionari del ministero dell’Industria e del Commercio del Senegal, l’Ambasciatore della Repubblica del Senegal in Italia S.E. Ngor Ndiaye, il sindaco del Comune senegalese di Dalifort-Foirail Mamadou Mbenguet e del Direttore AICS Marco Riccardo Rusconi.
Conclude l’edizione 2025 Carlo Batori, Vice Direttore Generale della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, che ha sintetizzato con efficacia la visione strategica che anima la manifestazione:
“Codeway Expo – ha detto – è innanzitutto un luogo, e questo è il primo grande risultato che si è consolidato. È diventata per tutti gli attori della cooperazione italiana gli Spring Meetings, il punto d’incontro dove è necessario esserci. Qui non si segue solo un palinsesto ricco di contenuti, ma si costruisce rete, si rafforza il senso di appartenenza delle imprese italiane al Sistema Paese. La dimensione del partenariato è il cuore della nuova cooperazione e va sviluppata con strumenti più innovativi, maggiore propensione al rischio, visione. Per questo abbiamo sostenuto Codeway, continueremo a farlo e la consideriamo ormai parte integrante del sistema della cooperazione italiana. In quest’ottica ci diamo appuntamento al prossimo anno”.
Formare i giovani alle carriere internazionali: competenze, orientamento e cittadinanza globale.
La mattinata si è aperta con il panel “Progettare il futuro. Come prepararsi alle carriere internazionali”, che ha offerto a studenti, neolaureati e professionisti strumenti pratici e testimonianze dirette per orientarsi nel mondo delle organizzazioni internazionali, della diplomazia e della cooperazione. Moderato da Gherardo Casini (UN/DESA), l’incontro ha acceso l’interesse di un pubblico giovane e partecipe su quello che Casini ha definito “il lavoro più bello del mondo”, sottolineando il valore umano e professionale di percorsi che permettono di contribuire alla costruzione di società più eque, inclusive e sostenibili.
Nel panel, arricchito da un ampio spazio alle domande del pubblico, Virginia Izzo, Federico Pucillo and Andrea Bianco – in rappresentanza di tre diverse divisioni del Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation – hanno spiegato in modo dettagliato come accedere a queste carriere. Hanno chiarito che non esiste un’unica laurea “giusta”, ma che si può partire dai background più diversi: ciò che conta sono competenze trasversali, specializzazione, conoscenza delle lingue straniere, esperienze sul campo, flessibilità, forte motivazione, spirito di servizio e una buona dose di dinamismo. Si tratta di un ambiente altamente competitivo, ma ricco di opportunità.
Per chi è agli inizi, i relatori hanno consigliato di cogliere occasioni di tirocinio anche durante gli studi: tra gli esempi citati, i programmi dell’Unione Europea come il Blue Book Traineeship, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE) o quelli della Banca Europea per gli Investimenti; oppure le esperienze offerte da NATO, FAO or OCSE. Fondamentale è anche consultare con costanza il sito del Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation (MAECI).
Un focus particolare è stato dedicato al programma JPO (Junior Professional Officer), attivo dal 1973, che consente ai giovani diplomati in università o istituti superiori di fare esperienza professionale nella cooperazione internazionale all’interno del sistema delle Nazioni Unite. Finora ha permesso l’ingresso nel settore a oltre 2000 persone, e oggi il 65% delle candidature proviene da donne, segno di un settore sempre più inclusivo rispetto a un tempo, quando era percepito come una carriera prevalentemente maschile. Per accedere alla carriera diplomatica la porta di ingresso è il concorso.
Finanza per la cooperazione: opportunità e strumenti a misura di PMI.
Al centro della seconda sessione della giornata, “The Financial instruments of international cooperation for the private sector”, una panoramica completa e operativa sulle leve economiche a disposizione delle imprese italiane nei mercati africani, anche attraverso il Piano Mattei. Istituzioni come International Cooperation and Development Finance Director, CDP - Cassa Depositi e Prestiti, SIMEST, SACE, AICS, The Italian Development Cooperation Agency and Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno illustrato meccanismi di credito agevolato, fondi a gestione, assicurazioni all’export, microcredito e nuovi strumenti di blended finance. Si è sottolineato come l’obiettivo sia rafforzare la competitività delle imprese italiane all’estero, sostenendo progetti di cooperazione, innovazione e investimento produttivo in contesti a medio-alto rischio, come quelli africani.
Nella tavola rotonda moderata da Massimo Zaurrini (Internationalia), banche, consulenti e imprenditori hanno condiviso casi concreti di accesso agli strumenti finanziari: da progetti di internazionalizzazione bancaria a iniziative di microcredito inclusivo.
Ha concluso i lavori Paolo Lombardo, direttore della Direzione Cooperazione Internazionale e Finanza per lo Sviluppo di CDP, sottolineando come la sinergia tra pubblico e privato sia oggi l’architrave della cooperazione internazionale italiana.
Caffè e sostenibilità: una filiera strategica al centro del partenariato globale.
A chiudere l’edizione 2025 di Codeway, la conferenza “La resilienza del settore del caffè davanti alle sfide globali”, che ha acceso i riflettori su una delle filiere agricole più rilevanti per lo sviluppo sostenibile: il caffè. Una coltura da reddito da cui dipendono oltre 12,5 milioni di aziende agricole, per lo più nei Paesi in via di sviluppo, e che oggi è chiamata ad affrontare sfide cruciali come il cambiamento climatico, la volatilità dei prezzi e la pressione crescente delle normative internazionali.
La risposta proposta è chiara: rafforzare il partenariato pubblico-privato, un modello che consente di mobilitare risorse, competenze e tecnologie in modo sinergico, superando i limiti della cooperazione basata esclusivamente su risorse a dono. Come è stato sottolineato durante il panel, organizzato da UNIDO, questo approccio multi-attore, oggi pienamente integrato nella strategia del Piano Mattei, è essenziale per costruire soluzioni condivise e sostenibili.
“Se riusciamo a far funzionare la filiera del caffè, riusciamo a far funzionare tutte le filiere” – è stato detto, a indicare come questo settore rappresenti un banco di prova per l’intera architettura della cooperazione economica internazionale.
Uno dei progetti più concreti presentati è stato il Fondo Globale per la Sostenibilità e la Resilienza del Caffè, promosso da Italy, International Cooperation and Development Finance Director, CDP - Cassa Depositi e Prestiti and ICO, che mira a facilitare l’accesso al credito per i piccoli produttori nei Paesi africani attraverso iniziative di blended finance e garanzie alle banche locali. La FAO partecipa come partner tecnico, contribuendo con la sua expertise alla strutturazione dei progetti e alla diffusione di tecnologie appropriate.
Emblematica in questo contesto la testimonianza di Trusty, start-up italiana fondata nel 2022 da Alessandro Chelli e Lorenzo Di Berardino, che ha sviluppato una piattaforma blockchain per garantire la tracciabilità delle filiere di caffè e cacao e oggi lavora con aziende come Icam, Domori, Luker Chocolate, Kaoka e Slow Food . Nata da un progetto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo in Costa d’Avorio, oggi Trusty risponde ai requisiti imposti dal nuovo Regolamento UE 2023/1115, che richiede che caffè, cacao e altre commodity siano a deforestazione zero per poter accedere al mercato europeo. È un esempio concreto di come l’innovazione italiana, sostenuta dalla cooperazione pubblica, possa generare impatto positivo e nuove opportunità lungo le filiere globali.
Il panel ha visto la partecipazione di Alessandra Di Pippo (MAECI), Gerardo Patacconi (ICO), Stefania Lenoci (World Bank), Paolo Lombardo (CDP), Rita Ricciardi (Bergs & More) e dello stesso Alessandro Chelli (Trusty), offrendo uno spaccato concreto su come la sinergia tra finanza, tecnologia e partenariato possa fare la differenza per milioni di piccoli produttori, e contribuire alla costruzione di un sistema agroalimentare più equo, resiliente e trasparente.
Roma, 16 ottobre 2024 – Gli italiani sono i cittadini europei più familiari e consapevoli sui temi della Cooperazione Internazionale, dagli investimenti solidali a quelli sostenibili. È quanto emerge dal Rapporto Harris 2024, commissionato dall’Agenzia Francese per lo Sviluppo (AFD) alla società demoscopica internazionale Toluna Harris Interactive, e presentato alla Farnesina durante il lancio dell’edizione 2025 di Codeway Expo, la manifestazione dedicata alla cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile con focus su opportunità e prospettive per il settore privato, che si terrà a Fiera di Roma dal 14 al 16 maggio del prossimo anno.
Lo studio ha esaminato le opinioni dei cittadini di Francia, Germania, Italia, Polonia e Svezia attraverso sondaggi online condotti dal 19 al 23 aprile 2024, coinvolgendo un totale di 6.257 persone. Agli intervistati sono state poste una trentina di domande sulla familiarità con il concetto di aiuto allo sviluppo, sull’interesse per l’efficacia degli interventi, sulle regioni prioritarie e sulla percezione dell’efficacia degli aiuti.
In quasi tutte le risposte, l’Italia ha registrato i dati più elevati. Gli italiani hanno espresso i livelli più alti di familiarità con il concetto di Cooperazione, dimostrando un elevato interesse pubblico per il tema e un sostegno significativo ai paesi in via di sviluppo – elementi che testimoniano un impegno solido e continuo.
“Confrontandosi positivamente con altre nazioni europee, l’Italia dimostra di avere una posizione di leadership nella promozione della solidarietà internazionale e della sostenibilità ed emerge come un attore rilevante e rispettato nel campo dell’aiuto allo sviluppo e degli investimenti solidali e sostenibili”, si legge nel documento.
Questo dato, che a un primo sguardo potrebbe sorprendere, trova invece spiegazione nella grande partecipazione della società civile italiana a iniziative di sostegno internazionale, alimentata sia dalla tradizione cattolica che da quella di sinistra. L’ultimo quesito del rapporto, che misura il livello di “impegno personale”, evidenzia come gli italiani abbiano le percentuali di risposta affermativa più alte in tutte le azioni proposte: dalla lettura di articoli sulla solidarietà internazionale alla firma di petizioni, dalle donazioni a organizzazioni di solidarietà al volontariato. Gli italiani superano di gran lunga la media europea in ogni categoria.
Il rapporto sottolinea che, ad eccezione di una domanda, gli italiani hanno ottenuto i valori più elevati in tutti i 30 quesiti posti. Per chi desidera approfondire, l’intero rapporto è disponibile in francese al seguente link
Contatti stampa:
Cecilia Moretti
ceciliamoretti@gmail.com – 3892756994
Sintesi dei principali elementi del rapporto.
Ecco una sintesi in punti chiave dei dati in cui l’Italia e gli italiani registrano i punteggi più alti nel rapporto sugli investimenti solidali e sostenibili. È bene evidenziare che il rapporto è stato commissionato dall’Agenzia alla cooperazione francese e realizzato da un soggetto internazionale su un campione di vari paesi europei:
Familiarità con l’aiuto allo sviluppo: L’89% degli italiani dichiara di conoscere la politica di aiuto allo sviluppo internazionale, il dato più alto tra i paesi esaminati.
Informazione sull’aiuto internazionale dell’UE: Gli italiani si dichiarano tra i più informati sulla politica di sviluppo internazionale dell’UE (59%).
Sostegno all’aiuto ai paesi in via di sviluppo: L’87% degli italiani sostiene che l’Italia debba aiutare questi paesi, il valore più alto in assoluto.
Impegno personale: Gli italiani sono i più coinvolti nelle attività di solidarietà, come fare donazioni (62%), partecipare a progetti solidali (28%) e manifestazioni per aumentare l’aiuto ai paesi in via di sviluppo (23%).
Sostegno agli investimenti UE: Gli italiani sono tra i più favorevoli all’idea che l’Unione Europea debba sostenere i paesi in via di sviluppo, con il 78% di consenso.
Effetto positivo degli investimenti: Il 71% degli italiani ritiene che gli investimenti italiani nei paesi in via di sviluppo abbiano un impatto positivo sul ruolo internazionale dell’Italia.
Coinvolgimento in azioni di solidarietà: Gli italiani dimostrano maggiore impegno, con una percentuale significativa di persone coinvolte in attività solidali e partecipative, ben al di sopra della media europea.
Impegno personale: Gli italiani sono tra i più attivi in Europa nel partecipare a manifestazioni per spingere le istituzioni a combattere il cambiamento climatico e ad aumentare l’aiuto ai paesi in via di sviluppo.
Informazione sulle politiche di sviluppo: Gli italiani, rispetto ad altri paesi, sono tra i più convinti che il loro paese debba agire per combattere la tratta di esseri umani e sostenere le comunità colpite da conflitti o cambiamenti climatici (82%).
Priorità per l’Italia: Gli italiani vedono l’Africa come la regione prioritaria per l’intervento italiano e dell’UE, con una forte attenzione all’Africa intera e ai paesi del Maghreb.
Visione positiva sugli investimenti: Gli italiani hanno fiducia che gli investimenti sostenibili e solidali migliorino la reputazione e il ruolo dell’Italia a livello internazionale, con impatti positivi su salute, sicurezza e clima.
Informazione e consapevolezza ambientale: Gli italiani mostrano un forte interesse per le questioni ambientali e internazionali, con il 76% che considera gli investimenti del loro paese come un contributo significativo alla protezione della biodiversità e al contrasto del cambiamento climatico.
Percezione dell’efficacia degli aiuti: Il 56% degli italiani crede che l’Italia stia agendo efficacemente per sostenere lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo, un dato tra i più alti in Europa.
Ruolo dell’Italia nel mondo: Gli italiani sono convinti che l’Italia debba essere tra i leader nel sostenere paesi in difficoltà, specialmente nell’Africa subsahariana. Il 70% degli intervistati ritiene che il paese debba aumentare gli investimenti solidali per avere un impatto positivo a livello globale.
Quadro generale dell’Italia e degli italiani:
- Gli italiani sono tra i più favorevoli e attivi nel sostenere lo sviluppo internazionale, con un alto livello di consapevolezza e partecipazione personale.
- L’Italia emerge come uno dei paesi con il maggiore coinvolgimento nell’informazione e nel sostegno agli investimenti solidali e sostenibili, particolarmente interessata a sostenere l’UE e i paesi in via di sviluppo in vari ambiti (economico, climatico, sanitario).
- Gli italiani emergono come fortemente favorevoli agli investimenti solidali e allo sviluppo sostenibile, con un alto livello di coinvolgimento personale e fiducia nelle politiche del paese. L’interesse si concentra soprattutto su temi ambientali e sociali globali, evidenziando l’Africa come una priorità. La percezione è che l’Italia debba continuare a svolgere un ruolo di primo piano nel sostenere lo sviluppo globale, e che tali sforzi siano cruciali anche per migliorare la reputazione e il posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale.