Dodoma, 24 giu. – Si è conclusa sull’isola di Unguja, a Zanzibar, l’indagine di base prevista per l’avvio della seconda fase del progetto di assistenza tecnica per il controllo della schistosomiasi, coordinato dalla Cina. Lo ha annunciato ieri il responsabile del team di progetto, Dai Yang, in un’intervista rilasciata all’agenzia Xinhua.
L’indagine, avviata a maggio, ha coinvolto tre comunità – Kinyasini, Kikobweni e Chaani Masingini – nelle quali sono stati esaminati oltre 1.500 residenti. Il tasso complessivo di infezione da schistosomiasi è risultato pari a circa il 5%.
La seconda fase del programma prevede l’implementazione di strategie integrate per il controllo della malattia, tra cui il rilevamento precoce dei casi, la lotta alle chiocciole d’acqua dolce che fungono da vettori del parassita, e il contributo di competenze tecniche cinesi mirate a sostenere gli sforzi di eliminazione della schistosomiasi sull’isola.
“Il nostro personale ha esperienza nel contrasto alla schistosomiasi, ma ha poca dimestichezza con strumenti come il GPS e i software per la gestione dei dati. Per questo la formazione specifica è fondamentale”, ha spiegato Shaali Ame, responsabile dei programmi per le malattie tropicali neglette presso il ministero della Salute di Zanzibar.
Ali, uno degli operatori sul campo a Unguja, ha sottolineato come “la collaborazione continua sul posto, l’adozione di standard condivisi e la risoluzione congiunta dei problemi abbiano non solo consolidato la fiducia nel modello cinese, ma anche stimolato l’innovazione locale, migliorando significativamente il trasferimento tecnologico”.
La schistosomiasi, nota anche come bilharziosi, è una malattia tropicale trascurata causata da parassiti trasmessi attraverso acque contaminate, che colpisce milioni di persone in Africa subsahariana. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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