Roma, 12 nov. – “All’inizio tutti ci eravamo immaginati il Piano Mattei come un programma che desse soldi per lavorare con l’Africa, in stile cooperazione ma pensato per i privati. Invece non è così”. Con queste parole Massimo Zaurrini, direttore responsabile di InfoAfrica e Africa e Affari, ha aperto ieri a Milano l’incontro “Piano Mattei: istruzioni per l’uso” dedicato a fare il punto su due anni dell’iniziativa italiana. “Oggi – ha spiegato – il piano non è un semplice strumento di finanziamento, ma un ecosistema, una strategia che crea le condizioni perché imprese, istituzioni e governi possano lavorare insieme con il continente africano”.
Zaurrini ha sottolineato come il progetto, ancora in costruzione, abbia però già prodotto risultati concreti: “È cambiata la narrazione dell’Africa in Italia. Dodici anni fa, quando iniziavamo a parlarne, venivano due persone ai nostri eventi. Oggi abbiamo sale piene con centinaia di iscrizioni”. Un segnale, per il giornalista, che il Piano Mattei ha riportato il continente al centro del dibattito economico e politico nazionale.
In origine, ha ricordato Zaurrini, l’iniziativa era legata alla retorica dell’“aiutiamoli a casa loro”, vista come risposta ai flussi migratori. “Oggi, invece, il tema immigrazione è quasi scomparso dai discorsi ufficiali – ha osservato -. L’approccio si è spostato sulla cooperazione economica, sugli investimenti e sulle competenze”.
Per il direttore di Africa e Affari, la vera novità è che il Piano Mattei “ha restituito all’Italia una politica estera”. Dopo decenni di assenza, il Paese torna a giocare un ruolo riconosciuto anche fuori dall’Europa. “La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è diventata un ponte tra Nord e Sud del mondo, interlocutrice tanto per Bruxelles quanto per i governi africani”, ha detto Zaurrini.
Il confronto con il Global Gateway dell’Unione Europea, dotato di 150 miliardi di euro sulla carta, è inevitabile. “Nonostante la differenza di fondi – ha osservato -, il Piano Mattei si è mosso più rapidamente e ha già superato la fase teorica. Alcune risorse europee stanno addirittura transitando attraverso i suoi canali operativi”.
Zaurrini ha concluso sottolineando che “da scatola vuota il Piano Mattei sta diventando una strategia concreta, con 14 Paesi coinvolti e una rete di strumenti finanziari – da Sace a Simest, da Cdp alla cooperazione – che lavora in sinergia. Non è perfetto, ma è il primo vero tentativo, dopo trent’anni, di costruire una politica estera italiana coerente verso l’Africa”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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