Juba, 05 mag. – Medici Senza Frontiere ha condannato con la massima fermezza il bombardamento intenzionale del suo ospedale situato a Old Fangak, nello Stato di Jonglei, in Sud Sudan. Secondo quanto riferito da Msf in un comunicato, l’attacco è iniziato intorno alle 4,30 del mattino, quando due elicotteri da combattimento hanno sganciato una bomba sulla farmacia dell’organizzazione, provocandone la completa distruzione a causa dell’incendio divampato. Gli elicotteri hanno poi continuato a sparare sulla città di Old Fangak per una trentina di minuti. Verso le 7, un drone ha bombardato il mercato locale. Il bilancio attuale è di almeno sette morti e 20 feriti.
Mamman Mustapha, capo missione di Msf in Sud Sudan, ha dichiarato nel comunicato: “Alle 8 del mattino, il nostro ospedale di Old Fangak ha ricevuto una ventina di feriti, di cui quattro in condizioni critiche. Ci sono segnalazioni di ulteriori vittime e feriti nella comunità. Un paziente e due operatori sanitari, tra cui un membro del nostro staff già presente in ospedale, sono rimasti feriti durante il bombardamento; i pazienti in condizioni meno gravi hanno abbandonato la struttura. Il bombardamento del nostro ospedale di Old Fangak ha causato danni significativi, culminando nella completa distruzione della farmacia, ora rasa al suolo. In essa erano stoccate tutte le nostre forniture mediche destinate all’ospedale e alle nostre attività di outreach, compromettendo gravemente la nostra capacità di fornire assistenza”.
Msf ha sottolineato nel suo comunicato di aver condiviso le coordinate geografiche di tutte le sue strutture, incluso l’ospedale di Old Fangak, con tutte le parti coinvolte nel conflitto. L’ospedale di Old Fangak rappresenta l’unica struttura sanitaria di riferimento per una popolazione di oltre 110.000 persone nella contea di Fangak, che già versava in condizioni di accesso estremamente limitato all’assistenza sanitaria.
“Stiamo ancora valutando l’entità dei danni e l’impatto sulla nostra capacità di fornire assistenza, ma è chiaro che questo attacco isolerà ulteriormente la popolazione dalle cure salvavita”, ha aggiunto Mustapha nel comunicato. E ha continuato: “Invitiamo tutte le parti in conflitto a proteggere i civili e le infrastrutture civili, inclusi operatori sanitari, pazienti e strutture sanitarie. Gli ospedali non devono mai essere presi di mira e le vite dei civili devono essere protette”.
Msf ha inoltre evidenziato nel suo comunicato che questo è il secondo attacco a una sua struttura nell’ultimo mese, facendo seguito al saccheggio armato dell’ospedale e dei locali di Ulang, nello Stato dell’Alto Nilo, avvenuto il 14 aprile, che ha privato l’intera popolazione della contea di Ulang dell’accesso all’assistenza sanitaria secondaria. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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